“Il Pugile del Duce” il film di Tony Saccucci approda ad Ancona

Ancona
“Il Pugile del Duce” il film di Tony Saccucci approda ad Ancona per l’organizzazione della Camera Penale di Ancona che lo proietterà nel quadro delle celebrazioni del Festival Adriatico Mediterraneo sabato 28 ottobre alle ore 10,30 nella prestigiosa “Loggia dei Mercanti” La pellicola, nella quale ha una parte anche il nostro Patrizio Kalambay, presente alla manifestazione, sarà introdotta dall’Avv.to Marcello Marcellini. Parteciperanno anche esponenti del pugilato regionale e nazionale fra cui l’Avv.to Francesco Fradeani Presidente della Corte d’Appello della Federazione Pugilistica Italiana, oltre al regista ed all’autore del libro “nero di Roma”, Mauro Valeri; da cui è stato tratto il film- A seguire il dibattito condotto dall’Avv.to Fernando Piazzolla, presidente della Camera Penale di Ancona.
La pellicola tratta la storia del peso medio/mediomassimo Leone Jacovacci, una vita che non poteva non dare il destro ad una pellicola tanto è stata avventurosa-
Leone Jacovacci nasce in Congo nel 1900 (o 1902) da madre di colore e da un italiano e viene successivamente allevato dai nonni nel viterbese. La vita non era facile in quel periodo per un ragazzo di colore per cui a 16 anni si imbarcò come mozzo ed emigrò in Inghilterra dove prese il nome di Jack Walker e si arruolò nell’esercito inglese.
Lo ritroviamo pugile nel ’20 a Parigi dove si mise in luce con 25 vittorie consecutive. Viene poi in Italia nel 22 ed incontra il campione nazionale Bruno Frattini dal quale fu sconfitto anche se le cronache dicono immeritatamente. Nel ’25 rompe gli indugi e dichiara di essere l’italianissimo Leone Jacovacci. Il pubblico lo accolse favorevolmente ma non così fu per i burocrati di allora che ostacolarono il suo tesseramento in Italia. Il 24 giugno del ’28 ebbe luogo la sfida con Mario Bosisio per il titolo italiano dei pesi medi e quello europeo. Jacovacci vinse nettamente ma la “Gazzetta dello Sport” avanzò perplessità sul fatto che l’Italia potesse essere rappresentata da un pugile di colore, in questo sposando la tesi di Benito Mussolini che in Italia non vi era posto per un atleta dalla pelle nera e questo fece molto male all’uomo Jacovacci che sul ring si era meritato quel privilegio.
Nel ’30 paventando l’insorgere delle leggi razziali se ne tornò in Francia dove concluse la sua carriera a 155 combattimenti. Allo scoppio della seconda guerra mondiale Jacovacci riprese il suo vecchio nome britannico e si arruolò in Inghilterra ed in veste di militare entrò con l’armata di liberazione a Milano.
Segui poi un periodo in cui si dedicò al wrestilng e il suo titolo di campione italiano ed europeo venne dimenticato.
Portiere in uno stabile a Milano se ne andò a più di 80 anni. Esempio sportivo per avere incontrato e sovente battuto tutti i migliori pugili della propria epoca, esempio umano di persona sempre pronta a battersi contro i soprusi. Un vero esempio per tutti.
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