Accadde oggi: 18 giugno 1965 tra Benvenuti e Mazzinghi il mondiale

Il 18 giugno 1965 la Curva Nord di San Siro aveva fatto il pieno come se ci fosse il derby tra Inter e Milan. La gente riempiva ogni minimo spazio e nell’aria respiravi la tensione. Si stava per svolgere uno dei  match più attesi della nostra storia pugilistica. Sul ring stava per suonare il gong di un derby italiano  tra Sandro Mazzinghi e Nino Benvenuti. Una rivalità nata dalle caratteristiche dei due, diametralmente opposte. Nata soprattutto dalla loro bravura e poi alimentata come il fuoco dalla benzina. Sandro Mazzinghi era il campione del mondo dei superwelter e Benvenuti il suo sfidante n. 1. Il colpaccio organizzativo fu opera di Vittorio Strumolo. Mazzinghi piaceva alla gente, la sua loquacità toscana faceva presa e ricordava un po’ il Gino Bartali nel ciclismo, eterno rivale di Fausto Coppi. Mazzinghi usciva oltrettutto da una tragedia automobilistica avvenuta poco più di un anno prima in cui aveva perso la moglie. Rientrerà sul ring dopo appena due mesi dopo l’incidente, il lavoro e il ring diventarono una terapia fondamentale per distrarlo dalla grave perdita. Non era il male fisico a tormentarlo, ci voleva ben altro, ma la consapevolezza di una perdita difficile da accettare. Forse il suo recupero appare un po’ affrettato, ma Sandro è un guerriero e man mano spazza con rabbia i suoi avversari e difende il suo mondiale, conquistato contro il furbo e scorretto Ralph Dupas. Qualcosa però è cambiato nel suo fisico, in alcune situazioni dà l’idea di cominciare a sentire i colpi dell’avversario, vedi l’ultima ripresa con Fortunato Manca. Benvenuti e Mazzinghi vincono e fanno il vuoto. Il triestino porta con sè l’oro olimpico e per ora è semplicemente il campione italiano dei medi. Possiede un fisico asciutto di eccezionale recupero anche con la perdita di peso, era già accaduto alle Olimpiadi con il passaggio dai superwelter ai welter. La gente lo rispetta, perchè sa di avere a che fare con un fuoriclasse ma non stravede e lo giudica un po’ distaccato. I pronostici impazzano come la pallina in un flipper. Sandro aveva all’angolo il fratello Guido, che lo conosce in tutta la sua forza e in tutte le sue debolezze. Mazzinghi dirà a più riprese che lui non aveva ancora smaltito il dolore, ma soprattutto di aver capito che nell’ingranaggio della sua “macchina da guerra” non tutto era oliato alla perfezione come prima. Dall’altra parte c’era un Benvenuti sicuro di sè, ma con un’arma in più costituita dal montante destro, un colpo trovato per caso perchè poco usato. Il toscano non vuole arrivare al limite e parte forte. Alla terza e quarta ripresa Benvenuti sente i colpi dell’avversario, accusa ma stringe i denti, il campione di razza si vede anche nell’orgoglio. Aveva provato con il gancio sinistro, ma senza frutto perchè Mazzinghi era ben coperto. Poi aveva messo in azione il montante destro, per due volte Mazzinghi lo aveva evitato. Una finta di sinistro aveva aperto un piccolo spiraglio per il montante destro, che preciso e veloce come un fulmine entra nella guardia del toscano proteso in attacco. Siamo alla VI ripresa e la gente scatta in piedi quando vede cadere al tappeto Mazzinghi. E’ uno dei ko più importanti della nostra storia. Su questo match sono stati versati fiumi d’inchiostro pieni di polemica, che la rivincita romana non attenuerà di certo con il verdetto di misura per Benvenuti. Si continua a parlare e a scrivere su questo match, alle volte tralasciando la fortuna di avere avuto nello stesso periodo due campioni, ancora oggi invidiati da tutto il mondo.

(alb)

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