Dichiarazioni del Presidente FPI in merito al perpetrarsi dell’utilizzo improprio della parola “pugile” da parte di alcuni media.

Siamo alle solite! Un’altra notizia di cronaca in cui viene dato per scontato che un giovane italiano di origine congolese che ha reagito con violenza alla richiesta del biglietto ferroviario sul Treno Regionale Ancona-Piacenza sia un “pugile” e solo perché dichiarato dallo stesso (Il Resto del Carlino 20/10). Il signore in questione non è mai stato tesserato alla FPI con qualsivoglia qualifica (Atleta, Amatore, Dirigente, Arbitro/Giudice, Tecnico) e pertanto non può in nessun modo essere definito Pugile, poiché Pugile è solo “colui che abbia praticato o pratichi agonisticamente e da tesserato FPI tale attività sportiva”. Troppo spesso un “delinquente” viene associato alla figura del “pugile” senza alcun fondamento. Nonostante la Federazione Pugilistica Italiana abbia ribadito ai media, sia per le vie brevi che in forma scritta, con comunicati stampa ufficiali, richiedendo smentite e rettifiche delle notizie riportate, a norma della Legge 416/1981, e mettendosi anche a disposizione delle redazioni giornalistiche per qualsiasi informazione, la situazione ad oggi non sembra essere cambiata. Alcuni media (carta stampata, Tv e Web) continuano imperterriti a parlare di pugilato solo nelle pagine di cronaca, dimenticandosi del valore educativo della disciplina, sempre più coinvolta in iniziative di carattere sociale, e soprattutto del valore agonistico che proprio lo scorso 18 ottobre ha visto brillare il Pugilato Italiano a Buenos Aires in occasione dei Giochi Olimpici Youth in cui l’azzurra Martina La Piana ha conquistato la medaglia d’oro nei 51 Kg. Forse sarebbe stato preferibile esaltare una vittoria olimpica del pugilato piuttosto che associarlo arbitrariamente ad un episodio di violenza.

Il Presidente Vittorio Lai, a seguito dei numerosi interventi da parte della Federazione e del perpetrarsi dell’uso improprio da parte di alcuni media della parola “pugile” con diffusione di notizie lesive per il movimento pugilistico italiano e internazionale e per lo Sport, dichiara quanto segue:
Se prima eravamo rammaricati per questa associazione gratuita, spregiudicata e superficiale tra il pugilato e qualsiasi forma di delinquenza ora siamo stanchi e delusi, pertanto vigileremo in maniera risoluta affinché i media non si limitino a rettificare, come fino ad oggi richiesto, ma operino con opportuna verifica ed etica deontologica sui casi di violenza in cui venga coinvolto il pugilato. L’ultimo caso di cronaca, purtroppo, non è isolato; negli ultimi anni ce ne sono stati molti in cui il pugilato è stato utilizzato come strumento rafforzativo di un retaggio culturale ormai obsoleto: il “pugile” omicida, il “pugile” picchiatore, il “pugile” presunto membro dell’ISIS… Siamo ben consapevoli delle storie di cronaca che hanno investito il nostro sport e di fronte a queste non ci siamo mai tirati indietro, prendendo gli opportuni provvedimenti disciplinari e continuando a svolgere un grande lavoro di recupero sociale e morale di alcuni atleti con problematiche. La nostra mission ce lo impone. I pro e i contro li conosciamo bene ma la sfida è proprio questa: garantire ai nostri pugili e futuri atleti un percorso etico e valoriale che da sempre contraddistingue il pugilato, come sport educativo, formativo e fortemente socializzante. Lo testimoniano le continue collaborazioni con Associazioni e Onlus su tematiche quali il bullismo, il cyberbullismo, l’integrazione, la violenza contro le donne e di genere. Di questo dovrebbero parlare i giornali come dei nostri valorosi pugili, non ultima la Campionessa Olimpica Youth Martina La Piana che ha scritto con Forza, Passione e Identità una delle pagine più belle della storia del nostro sport. Per tutelare la dignità e l’onorabilità della nostra disciplina e per ristabilire l’uso corretto e ponderato della parola “pugile” o di altre parole legate al pugilato, la Federazione continuerà ad intervenire anche attraverso le vie legali. Auspico che per il futuro ci sia maggiore rispetto ed attenzione per questa disciplina SPORTIVA, che cerca di educare al rispetto delle persone e del diritto alla salute, da parte di alcuni organi di stampa, fatto salvo per quelli che, con grande professionalità e sensibilità, collaborano da sempre con noi e ci supportano nel duro lavoro quotidiano.

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