José Angel “Mantequilla” Napoles ci ha lasciato – pound for pound è stato tra i più grandi di sempre

Riproponiamo un articolo scritto da Giovanni Calabresi per Boxe Ring  n. 6 del 2017

Città del Messico, 16 agosto 2019 – José Angel Napoles, in arte “Mantequilla”  é  nato il 13 Aprile 1940 a Santiago de Cuba, il suo peso nel corso della carriera variò da 57,700 kg a 69,500 kg per un’altezza di 171 cm . Lo iniziò giovanissimo al pugilato uno zio materno, che lo iscrisse al locale Club Atletico Amateur, dove era cresciuto anche il suo idolo: Kid Gavilan. Da dilettante  disputò 115 combattimenti con 114 vittorie e una sconfitta ma altre fonti parlano addirittura di 475 combattimenti , con sole 5 sconfitte. Professionista dal 1958, con un record iniziale di 20 vittorie e una sconfitta ai punti, nel 1961 riparò in Messico dopo che  Fidel Castro salito al potere proibì il professionismo a Cuba . In Messico si presero cura di lui come manager Cuco Conde, scrittore, giornalista e promoter e Kid Rapidez  e più tardi Angelo Dundee. Combattè per l’organizzatore californiano di origine greca George Parnassus e dal 1963 al 1967 gli anni del suo maggior fulgore spazzò via prima da peso Piuma, poi da Leggero e poi da SuperLeggero tra i tanti, gente del calibro di Raul Soriano, Alfredo Urbina due volte, il nostro Campari, L.C.Morgan due volte, e Carlos Hernandez, tutti battuti prima del limite, solo Eddie Perkins che tre anni prima aveva fatto dannare l’anima al nostro Duilio Loi gli resistè ai punti. Perkins che sette mesi prima a Caracas era stato letteralmente derubato dai giudici venezuolani  del titolo Mondiale dei SuperLeggeri a favore di Hernandez . E’ stato questo il miglior  periodo di Napoles, un furore del ring che il saggio Steve Klaus rifiutò categoricamente per Sandro Lopopolo quando il milanese si ritrovò Campione del Mondo dei SuperLeggeri. Ma Napoles non ebbe  l’opportunità di combattere per un titolo, pagò l’ostracismo degli enti mondiali verso Parnassus, anche Carlos Ortiz si rifiutò sempre di mettere in palio il suo Titolo contro di lui. Poi l’astuzia di Parnassus ebbe la meglio, mostrò al Campione dei welter  Curtis Cokes un video in un match cui Napoles non brillò particolarmente e gli  disse “- E’ di questo pugile che hai paura ?” Cokes abboccò all’amo e il 18 Aprile del ’69 , gli ultimi brandelli di una classe immensa di un Napoles ventinovenne e ingrassato a peso welter dopo 11 anni di dure battaglie bastarono e avanzarono a non far alzare dallo sgabello al Felt Forum di Iglewood, il texano,  Campione in carica, la prima volta al 13 round e nella rivincita al 9 round . Dopo la conquista del Titolo ricevette la telefonata del Presidente del Messico, Gustavo Diaz che congratulandosi con lui gli disse quale regalo avrebbe gradito  maggiormente per questa  impresa che dava grande onore al Messico, una casa, una macchina , un orologio d’oro , José gli rispose “- Niente di tutto questo, Signor Presidente, voglio essere cittadino messicano”. Venne accontentato in meno di 24 ore. Il 17 Ottobre  del ’69 difese la Corona dei welter contro un’altra leggenda del ring,  l’ex Campione Mondiale dei welter e dei medi Emile Griffith battuto nettamente ai punti in 15 round. Con il punteggio di 11 riprese a 4, 11 riprese  a 3 e 9 riprese a 4 “- Ho voluto superarlo solo sul piano della tecnica “ fu il suo commento finale. Il 14 Febbraio del 1970 difende il titolo battendo prima del limite al 15 round Ernie Lopez. Il 3 Dicembre ’70 pur in vantaggio ai punti perde il titolo contro il duro mancino di  New York Billy Backus per un taglio sotto l’occhio destro, ma il 4 Giugno dell’anno successivo si riprende la Corona fermando Backus all’ottavo round dopo averlo atterrato due volte. Il primo Novembre 1971 la Commissione Atletica dello Stato di New York non riconosce il titolo dei welter a Napoles perché nell’incontro di rivincita con Backus c’era una clausola secondo la quale Napoles avrebbe dovuto difendere il titolo entro 120 giorni con un avversario scelto dalla Canastota Boxing Club, che gestiva la carriera di Backus qualora come poi avvenne fosse riuscito a riconquistare il titolo, ma WBC e WBA continuarono a riconoscerlo Campione. Il 14 Dicembre del ’71 altra difesa del Titolo contro Hedgemon Lewis sconfitto in 15 round nettamente e Lewis il 16 Maggio ’72 sconfigge Backus ai punti in un fantomatico titolo dei welter riconosciuto solo dalla NYSAC. Lewis difese ancora il titolo contro Backus con un altro successo ai punti l’8 Dicembre del ’72, incontri organizzati sempre nella costa atlantica, a Syracuse nello stato di New York, ma il 3 Agosto del ’74 ci fu la resa dei conti tra Napoles e Lewis a Mexico City, titolo in palio e Lewis venne battuto in 9 round. Nel frattempo il 28 Marzo del ’72 Napoles era volato a Londra per mettere ko in 7 riprese Ralph Charles  e il 10 Giugno ’72 é la volta di Adolph Pruitt a finire ko  in due riprese, il 28 Febbraio del ’73 tocca a Ernie Lopez a essere messo ko in 7 riprese con un montante destro che solleva letteralmente dal tappeto “Indian Red”. Il 23 Giugno del ‘73 al Palais de Sport di Grenoble impartisce per 15 round una lezione di boxe al Campione d’Europa, il picchiatore francese  Roger Menetrey  e il 29 Settembre dello stesso anno a 33 anni supera ai punti in casa sua a Toronto il canadese Clyde Gray, tutti incontri validi per il Titolo. Poi il suo clan avvia delle trattative per una sfida al Campione dei Pesi Medi, l’argentino Carlos Monzon, Mantequilla é fiducioso sull’esito del match, “- Sono troppo abile per il gaucho” é il suo pensiero, ma le trattative trai due clan prendono una brutta piega, si va alle offese personali, il match disputato a Puteaux vicino Parigi, organizzato da Alain Delon, si fa più che altro per una questione di orgoglio, e di onore, tanto che la sera dell’incontro un “bravo” del clan del messicano entrato nel camerino di Monzon  per intimorirlo gli puntò una pistola sul petto, Carlos violento e sprezzante si aprì la camicia e gli disse “- Spara, ma attento che se sbagli ti ammazzo”. Sul ring la differenza di categoria tra i due fu subito evidente, ma nei primi minuti di lotta la scelta di tempo di Napoles sembra dargli ragione, poi i colpi pesantissimi dell’argentino un autentico mediomassimo ebbero la meglio sul messicano che al 7 round non si ripresentò al centro del ring adducendo un colpo di pollice dell’argentino sul suo occhio destro, scorretteza non rilevata dal medico di servizio. Ma a  distanza di anni Napoles riconoscerà che  la disfatta era dovuta alla troppa differenza di peso a favore di Monzon e dirà di sentire ancora la pesantezza dei suoi colpi. Tornato nella sua categoria più congeniale, difende, come già detto il titolo dei welter battendo in 9 round Hedgemon Lewis e il 14 Dicembre del ’74 mette ko l’argentino Horacio Saldano a 1’55” del terzo round, completamente surclassato dalla classe di Mantequilla. Il 16 Maggio del ’75 la WBA lo priva della sua porzione di titolo per non aver incontrato il numero uno dell’ente, Angel Espada e resta Campione solo per la WBC. Il 1975 é l’ultimo anno che vede il trentacinquenne José Napoles nelle vesti di Campione, il 29 Marzo supera il roccioso messicano Armando “El Chivo” Muniz fermato al 12 round e il 12 Luglio nell’incontro di rivincita supera ancora Muniz in 15 round  con il punteggio di 149-142; 149- 139; 148-142. “- Muniz é stato un combattente molto più difficile di quanto mi aspettassi. Ma sono stato in grado di dimostrare al mondo che io sono il Campione”. E’ il suo commento, ma a  fine match il volto di Napoles era terribilmente segnato da una ferita sopra il sopracciglio destro e con l’occhio destro  quasi completamente chiuso, a 35 anni il colpo d’occhio che gli aveva permesso in 17 anni di professionismo di schivare millimetricamente i colpi dei rivali era svanito e il 6 Dicembre dello stesso anno contro l’inglese John Stracey perde il titolo per arresto del combattimento al sesto round, dopo aver atterrato l’inglese nella prima ripresa, un ultimo lampo della vecchia classe. Le ultime forze se ne erano andate e saggiamente decise di non ritentare. Le caratteristiche principali del suo pugilato si basavano su un colpo d’occhio eccezionale che gli consentiva schivate millimetriche, come se i colpi degli avversari gli scivolassero addosso, come se il suo corpo fosse cosparso di burro in spagnolo “mantequilla”, un diretto sinistro che preparava tutte le sue azioni in fase di attacco e in fase di uscita e poi guadagnata la media distanza la sua preferita, grappoli di colpi a due mani, ganci e montanti  portati  in totale scioltezza, con grande velocità e tutti girati di spalla. Caratteristiche che davano ai suoi colpi una potenza deterrente. Chiuse la sua carriera con 81 vittorie di cui 54 per ko e 7 sconfitte. Ha combattuto 17 volte per il Titolo Mondiale dei welter con 15 vittorie. Eletto Fighter of the Year nel 1969 dalla rivista Ring Magazine.  Per la rete televisiva Statunitense H.B.O. é stato il miglior peso welter di sempre dopo Ray “Sugar”  Robinson. Herbert Goldman caporedattore di Ring Magazine lo colloca al quarto posto tra i welter  di tutti i tempi. Nel 1984 é stato incluso nella “Hall of Fame”. Oggi vive a Ciudad Juarez nello stato di Chihuahua dove si è trasferito dai primi anni ’90  e dove ha conosciuto la attuale moglie Bertha Navarro, benvoluto da tutti perchè negli anni della gloria non ha mai negato un aiuto a chi era in difficoltà. Fino a pochi anni fa allenava in una locale palestra di boxe , purtroppo la salute non lo assiste più a causa dell’Alzheimer e del Diabete, e le condizioni economiche non sono delle migliori, non é stato parsimonioso nella sua vita, non si mai é risparmiato in donne e gioco, nove figli da tre donne diverse, una volta giocò e perse 30.000 $ in un ippodromo. E a chi gli rimproverò questo sperpero di denaro rispose”- A Cuba ero povero, adesso sono un re e voglio vivere da re”.  .                                                                                                                       .                                                                                                                             

(Giovanni Calabresi)

Nella foto Josè Napoles intervistato da Gianni Minà

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