La boxe in lutto: Mario Lamagna, cuore di Napoli, ci ha lasciato

Riproponiamo l’articolo apparso su Boxe Ring 2 del 2020

di Giovanni Calabresi

Possiamo affermare certi di non essere smentiti che Mario Lamagna, il possente peso Medio napoletano, attivo come professionista tra il 1964 e il 1973, sia stato il pugile che più di chiunque altro sia stato amato dai tifosi partenopei. Mario, nato a Napoli nel quartiere Arenella il 10 ottobre 1941, è stato il primo pugile napoletano ad aver conquistato da professionista un Titolo di campione d’Italia. Michele e Giuseppe Palermo che conquistarono rispettivamente nel 1933 il Tricolore dei Welter e nel 1939 il Tricolore dei Leggeri, erano anch’essi campani ma della provincia di Caserta. Che cosa aveva Mario per essere entrato così prepotentemente nel cuore della tifoseria? Mario era un cuor di leone, un rosso crinito, mancino impostato in guardia normale, praticava un pugilato in cui non eccelleva  nè la tecnica nè la fantasia, ma era  animato da una spinta offensiva costante, un pugilato fatto di continui assalti alla garibaldina, un cavaliere senza macchia e senza paura che marciava costantemente sull’ avversario, un pugile ricchissimo di quella qualità che i vecchi maestri chiamavano “pompetta C”, cioè il cuore, e aveva un pugno che faceva male con entrambe le mani. Insomma quando Mario era in cartellone, il prezzo del biglietto era ampiamente ripagato. Ottimo dilettante, finalista agli assoluti e titolare della maglia Azzurra per le Olimpiadi di Tokio, dove gli venne preferito Franco Valle, che conquistò un Bronzo ma venne in seguito sconfitto da Mario nel suo dodicesimo incontro da pro.  Inizia a praticare il pugilato alla palestra “Alcione” sotto la guida dei maestri, Russo, Camerlengo e Franco Esposito, poi alla “Fulgor” del maestro Silvestri e ancora alla Alcione. Alla fine del 1964 il passaggio al professionismo, al terzo match supera nella sua città Teddy Schall in una riunione che vede l’ esordio come organizzatore di Rodolfo Sabbatini.Nel 1969 dopo 19 match tutti vittoriosi tenta  l’ assalto al Tricolore dei Medi, al Palasport di Napoli gremito di 7000 spettatori è record di pubblico e  di incassi, sono dieci milioni di quei tempi, numeri con le dovute proporzioni, mai più raggiunti. Dopo cinque riprese Mario é avanti nel punteggio, nella terza ripresa Duran passa momenti difficili, accusa i colpi al corpo del napoletano, ma Mario rimedia una profonda ferita a un sopracciglio, Gigi Proietti, nell’ intervallo chiede all’ arbitro di fermare il match, Duran manterrà la Corona ma con Lamagna in vantaggio ai punti si prospetta un match di  rivincita ancora più avvincente e  remunerativo. Ma il combattimento viene fatto continuare, Carlo è uno dei primi venti pesi Medi al mondo, non è uno qualsiasi, la sua fine tecnica difensiva arricchita da colpi lunghi da manuale hanno la meglio sul cuore di Mario, che disputa dodici riprese all’ arma bianca, ma alla fine il verdetto premia l’italo argentino che loderà Mario come il più forte peso medio  italiano dopo Nino Benvenuti. La carriera di Mario prosegue prevalentemente tra Napoli e Roma, mette sotto gente di valore, come Jean Baptiste Rolland, il futuro Campione d’Europa Josè Duran, ma scivola su una buccia di banana chiamata Yolande Leveque, in un match che stava dominando, si avvicina al transalpino per assestargli il colpo definitivo ma commette l’errore di farlo a guardia bassa, Leveque azzecca il colpo della domenica e vince per ko. Anche il Titolo Tricolore continua a sfuggirgli, Remo Golfarini prima e Luigi Patruno dopo gli precludono l’ambizioso traguardo. Ma l’occasione buona si presenta il 13 marzo 1970 sul ring di Caserta, reduce da una preparazione perfetta in cui si è avvalso come sparring di Piero Cerù, un guardia destra  come Patruno, fatto arrivare  con il supporto di sponsor come Franco Esposito e dell’ editore Tullio Pironti. Mette ko in otto riprese Luigi Patruno e trentasette anni dopo Michele Palermo riporta in Campania un Titolo Tricolore.  E’ un periodo positivo per Mario, difende il Titolo una prima volta dall’ assalto del veneto Luciano Sarti a Ischia ma lo cede allo stesso avversario con un verdetto controverso in casa di quest’ultimo. A Johannesburg rende la vita dura a Pierre Fourie, uno che in quattro tentativi mondiali ha fatto trenta riprese con Bob Foster e trenta con Victor Galindez. Si fa apprezzare in Francia e in Danimarca dove batte Vincent Parra e cede solo ai punti due volte a Gratien Tonna, picchiatore tremendo, futuro campione d’Europa e sfidante mondiale di gente  come Carlos Monzon e Rodrigo Valdez, e a Tom Bogs anche lui futuro campione d’Europa dei  medi e dei mediomassimi. L’ ultimo match nel 1973 a Parigi, l’ingaggio era per un avversario abbordabile, ma giunto nella capitale francese, l’organizzazione cambia le carte in tavola, l’avversario è indisponibile , gli propongono di affrontare previo adeguamento della borsa un autentico portento, Billy Souze , un congolese sparito misteriosamente come tanti talenti troppo presto dalle scene pugilistiche di rilievo. I conti di una carriera durissima si presentano e dopo questa sconfitta Mario lascia l’attività agonistica. Una carriera la sua in cui ha fatto da apri pista alla generazione di Ciro De Leva, di Alfredo Raininger, di Patrizio Oliva, di Elio Cotena, di Antonio Picardi, di Salvatore Bottiglieri, di Gaetano Caso, di Luciano Borraccia, di Biagio Zurlo e di tanti altri pugili napoletani che hanno conquistato almeno un Titolo Tricolore. Mario lascia l’attività con un record di 36 vittorie, di cui 19 prima del limite, 15 sconfitte e 1 pari e continua il suo lavoro di autista al Banco di Napoli. Facciamoci raccontare di Mario da due persone che bene lo hanno conosciuto, uno dei suoi avversari di rilievo Mario Romersi ha questo ricordo di lui:”- Combattemmo al Palasport di Roma, lui aveva un pugilato estremamente aggressivo, era un pugile con uno stile come Sandro Mazzinghi, per  questo piaceva alle folle, nel match contro di me si ferì a un sopracciglio  e  vinsi per ferita alla quarta ripresa, con il suo modo di combattere era soggetto a questo tipo di infortuni, avanzava sempre muovendosi sul tronco e  faceva male come ti prendeva sopra e sotto sia col gancio sinistro che col diretto destro”. L’altro ricordo è del Prof. Aldo Ferrara, icona del pugilato Italiano, arbitro e giudice internazionale che più volte lo ha arbitrato nel corso della sua carriera. “-  Mario – dice il Prof. Ferrara – oltre che un valoroso combattente dotato di un forte carattere si è sempre contraddistinto per la correttezza e l’ educazione nei riguardi degli avversari, degli arbitri e del pubblico. E’sempre stato una persona squisita, non ha mai reclamato per verdetti contrari per questo era ed è tuttora amato dal pubblico, al di là del suo valore come pugile “.

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