La boxe è un romanzo senza fine: “Pugni di fama e di sventura” di Iacopo Ricci

Chi è Iacopo Ricci? Fino al 2019 era un pugile dell’ASD La Popolare Palestra indipendente nella zona del Cinodromo a Roma. Ha 30 anni e il suo record è di 8 vittorie, 3 pari e 11 sconfitte. Attualmente è un Tecnico Sportivo di I livello ma è salito alla ribalta come autore del libro “Pugni di Fama e di Sventura” per Momo Edizioni. Uno scrittore in erba uscito dal ring e il suo libro illustrato con pennellate vivaci da Guido Astolfi sta salendo la Hit Parade degli autori sportivi. Il volume è composto da 15 ritratti in 34 pagine ed ha il pregio per chi lo compra o lo legge di essere divorato a tempo di record come avveniva una volta per i giornaletti e i fumetti. Il libro di un giorno che però lascia il segno. Una passione, la boxe, unita a quella di scrivere diventano il modo di comunicare, attraverso i personaggi, pregi e difetti di questo sport affascinante. Si inizia con Maria Moroni, prima donna tesserata tra i professionisti, la persona giusta al momento giusto. La fama si unisce spesso alla sventura parlando di Hector Camacho, grande campione portoricano ucciso. Subito dopo c’è Edwin Valero, re del ko, uno sbandato che si impicca nel carcere. Ma c’è anche la fine prematura dovuta al destino sotto forma di incidente stradale a Giovanni Parisi, il nostro più grande pugile degli anni ’90. Maria Moroni e il pugilato femminile sono in buona compagnia con Claressa Shields e Laila Alì, imbattute e forse imbattibili. Claressa ha conquistato tutto ciò che c’era da vincere dall’oro olimpico al mondiale pro, ma non ha ancor finito. Laila Alì ha usufruito della fama iniziale come figlia di Muhammad Alì, si è ritirata imbattuta facendo carriera nella vita per suoi meriti e non per l’eredità di un nome. Ci sono personaggi particolari che destano la nostra curiosità a cominciare da Peter Buckley che ottiene la standing ovation per le sue sconfitte. Tony Galento, noto peso massimo senza ritegno nel mangiare e bere, sul ring sfida i migliori dell’epoca ma affronta anche canguri e orsi. Leggendo un nome come Walker Smith jr. pensi all’ennesimo carneade, ma non sarà così perché parliamo di Ray Sugar Robinson. Si parla anche di sfortuna come quella che capitò a John Henry Lewis, campione dei mediomassimi, che finì la sua carriera contro Joe Louis. La sfortuna si accanì contro Billy Miske sotto forma di un’incurabile malattia. C’ è anche chi è stato fortunato, ma non troppo, come Floyd Mayweather jr. con le sue incomprensioni paterne; oppure come l’argentino Nicolino Locche, “El intocable”, che aveva un solo vizio, il fumo. Il libro termina con due drammi, per fortuna uno è a lieto fine. La boxe non è un gioco, è combattimento anzi una guerra come avviene tra Ray Mancini e il sudcoreano Duk Koo Kim, che viene messo ko sul ring perdendo la vita. Antonio Perugino vince il suo XXIII match, rischia la morte, ma viene salvato dal padre battendo anche la morte. E’ un predestinato.

Sono 15 ritratti che danno la netta impressione che nel pugilato ci sia molto altro da attingere soprattutto per uno come Iacopo Ricci che lo vive in prima persona e lo traduce scrivendo con uno stile scarno e incisivo, mai banale e soprattutto pronto a cogliere l’attimo e la situazione.

(Alfredo Bruno)

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