GIUSEPPE FOGLIA : UNA PALMA DI BRONZO CHE MI STIMOLA A PROSEGUIRE

di Remo d’Acierno

“Peppe, c’è una lettera del CONI per te!” Maria ha fretta di andare a lavoro, solo il tempo di avvertire il marito di quella missiva che si sarebbe rivelata speciale, una grande e lieta sorpresa per il maestro Giuseppe Foglia. In calce la firma di Giovanni Malagò nel testo il riconoscimento della “Palma di Bronzo” per meriti sportivi. “Inevitabilmente in questi momenti rivedi e rivivi tutto il tuo percorso sportivo – Confessa il direttore tecnico delle Fiamme Azzurre – ti sembrano più forti e significative le emozioni vissute sul ring e giù da quella scaletta. E soprattutto ti convinci che il pugilato è un sogno dal quale non ti risvegli mai. Ti tiene avvinghiato per sempre”.  La palma di bronzo del CONI arriva in un momento particolare per Peppe Foglia perché da solo qualche mese ha assunto il ruolo di direttore tecnico delle Fiamme Azzurre, praticamente oltre a formare pugili deve guidare anche lo staff tecnico. “E che gruppo mi sento di dire – continua “il gigante di Norimberga” – Uno staff tecnico quello della Polizia Penitenziaria che conta su gente come Clemente Russo, Vincenzo Mangiacapre, Tommaso Rossano, di grande esperienza che sono certo trasmetterà tanto alla squadra di questo gruppo sportivo”.  Aveva solo dodici anni quando il giovanissimo Peppe Foglia entrò nella gloriosa palestra dell’EXCELSIOR a Marcianise, da qui una storia di boxe e di legalità che gli è valsa l’importante riconoscimento del Coni. “ Ero molto emozionate nell’entrare in quello che sarebbe diventato un tempio del pugilato – ricorda – Angelo Musone era pronto per le Olimpiadi di Los Angeles, Domenico Raucci e Mario di Lernia spopolavano con titoli e maglia azzurra. I Fratelli Domenico e Franco Biffone che con la loro grande applicazione mi facevano sentire orgoglioso di appartenere a quel magico mondo della Boxe. Posso dire che è stata una grande partenza e la mia prima palestra di vita”. Cinque ani da pugile, poi arriva l’arruolamento nella Polizia di Stato. La scuola e la sua prima destinazione lo tengono lontano dall’Excelsior per altri quattro anni. Ma poi il ritorno a casa, in tutti i sensi. “Ricordo ancora l’abbraccio del maestro Mimmo Brillantino quando mi rivide in palestra. Qualche pacca sulle spalle e subito mi indicò lo spogliatoio. Ricominciavo la mia avventura ed avevo lo stesso entusiasmo del mio primo allenamento. Mi sento dire “anni ruggenti” tra campioni affermati e giovani promesse. Che grande gruppo con Clemente Russo, Filippo Biffone, Iadicicco, Tommaso e Francesco Rossano, Michele Cirillo ed un’altra figura importante il maestro Antonio Santoliquido. Capii che era arrivato il momento di crescere definitivamente”. Una crescita continua fino a diventare maestro di pugilato di primo livello con due stelle Aiba, ma soprattutto tante esperienze suggestive. “Aiutare all’angolo il maestro Brillantino è stata la mia soddisfazione più grande in quel momento. E’ vero sciacquavo solo il paradenti ai pugili, ma quante lezioni che ho ricevuto in quegli anni”. Il maestro Mimmo Brillantino lo volle all’angolo a Foggia in una finalissima per il titolo italiano. “Un grande giorno per me e per la boxe marcianisana. C’era il giovanissimo Antonio Brillantino sul ring in quello che fu il primo titolo Italiano per il figlio d’arte. Di fronte un altro campione di Marcianise, Salvatore Munno. All’angolo altri quattro tecnici di Marcianise. Un momento indimenticabile”. Poi nel 2012 arriva l’avventura alla polizia penitenziaria. “Grazie soprattutto a Clemente Russo ed a Vincenzo Mangiacapre partiva un grande progetto sportivo in un gruppo che ha dato da sempre lustro allo sport nazionale. La direzione del dott. Augusto Onori trasformo subito quello che era un avviamento in una escalation di successi culminato con il secondo titolo mondiale  di Clemente Russo ad Almady. Oggi il lavoro delle Fiamme Azzurre si vede e si sente in ambito nazionale ed internazionale. Oltre ai già citati tecnici/pugili ci sono delle nuove leve di grande rispetto, Mirk Carbotti, Gerlando Tumminiello, Giuseppe Canonico e Amedeo Sauli. Dobbiamo dare continuità alla tradizione, insomma”.  Dopo questo importante riconoscimento Peppe Foglia vuole proseguire nel suo impegno di educatore sportivo. “Ho imparato che la boxe non è un istinto primitivo dove prevalgono forza e crudeltà. Voglio ancora insegnare che sul ring vincono destrezza e lealtà. E questo riconoscimento mi stimola ad andare ancora avanti”.

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