Il Sioux lascia il Ring – GRAZIE DI TUTTO IMMENSO EMANUELE BLANDAMURA

Il Sioux del Ring, Emanuele Blandamura, lascia l’attività agonistica dopo 44 Match da AOB e ben 14 anni da pugile Pro (29v4s)  in cui ha vinto: Campionato WBC del Mediterraneo (2007), Campionato Silver WBC (2012), Campionato dell’Unione Europea (2014), Campionato D’Europa (2016), Campionato D’Europa (2017), ed è stato sfidante al Mondiale WBA nel 2018.

Il Presidente FPI Flavio D’Ambrosi, a nome di tutto il movimento pugilistico Nazionale, ringrazia Emanuele per tutti i successi e le vittorie che ha regalato al Pugilato Tricolore, per tutto ciò che ha fatto per la nostra nobile Art, per l’esempio di atleta e di uomo che è stato dentro e fuori dal ring, e per tutto ciò che farà da ora in avanti per il nostro fantastico Sport.

Emanuele, sei e sarai per sempre l’Unico Sioux della Boxe Italiana.

“Buongiorno – queste le Parole di Emanuele Blandamura – a tutti voi e ben trovati, sfogliando vecchi giornali e guardando vecchie foto di me sul ring, chiudo una pagina della mia vita d’atleta. Successi e sconfitte fanno parte dello stesso grande shake. Perché grande? Perché la mia carriera lo è stata! Sono stato il 1 primo a crederci. Mi alzavo alle 4 del mattino per andare a correre prima e al lavoro dopo.Le luci della città di notte erano i fari di Yokohama nel mondiale WBA dei pesi medi contro Murata. Oppure le luci del Nicola Pietrangeli contro Morrison. Quella maledetta notte doveva essere il mio rilancio mondiale. Invece la vita ha scelto per me. Oggi direi bene. Sono uscito tra i vostri applausi. Grazie dal profondo del mio cuore. Quest’oggi ho deciso che l’ultima grande pagina l’avrei scritta io. Per fare il pugile ho dovuto cambiare più di 20 lavori. Cercando sempre di fare del mio meglio, perché il lavoro mi permetteva di allenarmi e mantenermi. La mia prima auto l’ho comprata a 32 anni dopo la vittima del mio secondo titolo. La mia Piccola Toyota Aygo . Avevo un ferrari in mano. Non si è mai pronti a lasciare quando nelle parole e azioni c’è la sofferenza. È per questo che ho aspettato. Volevo capire cosa mancava dentro me per poter chiudere.Ma non sono stato fermo ad aspettare con me mani in mano ma mi sono subito dato da fare ad es con il mio format One To One che porto in giro per allenare i ragazzi ragazze adulti e non in maniera da passargli la mia esperienza la passione l’amore per l’allenamento mantenendosi in forma,con la semplicità.Cosa mi ha mantenuto giovane e volenteroso? Il non lasciare mai a casa i miei sogni mi sono sempre alzato al mattino presto per essere in orario con il mio credo e per essere in anticipo con la mia pigrizia. Il One To One è una realtà di cui ne vado fiero. Sono consigliere nazionale presso l’ente del CONI,OPES . Con loro facciamo e portiamo avanti progetti nel mio caso specialmente per le persone a rischio emarginazione. Il mio libro “Che Lotta è la vita “ è un libro che piace e ne sono fiero. Mentre il mio Docufilm è sulla rampa di lancio già presentato ma a causa di un paio di documenti da rivedere bisogna attendere un attimo. Le cose vanno fatte ultra bene. Comunque il segreto è cercare dentro di se la propria strada. Non bisogna aver paura di essere felici. Si può fare. Io dellla mia vita passata presente ne sono orgoglioso. Ringrazio tutti i miei sostenitori, amici fuori e dentro del mondo pugilato. Ringrazio il mio team che mi ha saputo coordinare al meglio i miei maestri anche quelli passati, perché è giusto corretto ho imparato anche da loro. E il maestro dei maestri Eugenio Agnuzzi, insieme abbiamo conquistato titoli e consensi dappertutto. I miei manager la Famiglia Cherchi per avermi concesso la possibilità di combattere creando le giuste opportunità insieme. I massaggiatori, dottori, mental coach, psicologi, preparatori atletici. Potrei continuare all’infinito. Grazie alla mia stupenda e grande famiglia unita da nord a sud.Anche a chi non  c’è più (nonno) e a chi è entrato a farne parte da poco.Voglio augurarvi di lottare per il vostro presente,di stancarvi così tanto da guadagnarvi la vostra felicità. Hoka”

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