Addio a Bepi Ros, grande campione degli anni ‘0 e ’70

Giuseppe “Bepi” Ros ci ha lasciato stanotte dopo aver lottato per lungo tempo con una malattia infida come l’Alzheimer. A settembre avrebbe compiuto 80 anni e pochi giorni fa era morto anche il fratello Ernesto. Quello che era considerato la roccia del Piave ha disputato l’ultimo round di una vita che lo ha visto contendere la palma del migliore con i più forti massimi degli anni ’60. Sembrava impossibile che potesse cospargere la sua strada di pugile con trofei e riconoscimenti continui di stima e di interesse dagli appassionati e dalla stampa specializzata. Un fisico resistente proprio come una roccia che non si sgretola mai. La consapevolezza in chi lo affrontava di dover soffrire anche se vincitore. Una carriera dilettantistica di prim’ordine lo portò a vincere per due volte il Mondiale Militare nel 1963 a Francoforte e l’anno successivo a Tunisi. Il titolo del più bravo lo conquista agli Assoluti che si disputavano a Roma. Natale Rea e Armando Poggi si trovano nella scomoda posizione di scegliere lui invece del più dotato Dante Canè per le Olimpiadi del 1964, il suo incredibile coraggio e la sua resistenza ottengono la fiducia dei due tecnici, una fiducia che lui ripaga con una medaglia di bronzo. Getta la maglietta alle ortiche con un record di 40 vittorie, 6 sconfitte e 6 pari. Nel 1965 inizia il suo cammino tra i pro inizialmente con prudenza, non è facile trovare gli avversari, ma soprattutto per lui non è facile adattarsi ad una distanza più lunga e a nuovi sistemi di allenamento. Ottiene comunque una bella serie di vittorie fino a quando nel 1967 viene fermato due volte dall’ inglese con chiare origini italiane  Carl Gizzi, all’epoca considerato grande promessa. C’è un periodo di scoramento che dura circa due anni fino a quando nel 1970 ritrova lustro con una bella prova vittoriosa contro il tedesco Schulze. Viene nominato sfidante di Dante Canè. Il match si svolse a Bologna e ben pochi avrebbero scommesso su una sua vittoria. Canè appare in ottima forma e sembra avviato ad una sicura vittoria, ma Ros incassa tutto senza dare segni di cedimento. Tra i pesi grossi la costanza e il saper soffrire possono scoraggiare anche l’avversario più dotato, non è la regola, ma può succedere. Canè cominciò a perdere sicurezza e soprattutto fiducia nei propri mezzi. Il suo crollo avvenne all’11mo round, ma lo si respirava nell’aria davanti ad un pubblico ammutolito. Ros mantenne il titolo per sei mesi circa prima della sua difesa contro Piermario Baruzzi, che diventa campione. Ma sempre a Bologna nel 1971 Ros si prende una clamorosa rivincita vincendo prima del limite alla 12ma ripresa dopo continui colpi di scena con scambi mozzafiato dalla corta. La sfida con Canè riprende ed è quest’ultimo a tornare campione con un successo ai punti sfruttando molto bene il maggiore allungo. Il titolo dei massimi sembra essere un caleidoscopio con continui cambiamenti, ma si arriva alla terza sfida tra Ros e Canè, dove chi sbaglia perde. Canè non riesce a imporre la sua miglior tecnica e stavolta perde nettamente ai punti a casa del veneto. L’Europa chiama e a Londra Ros affronta Joe Bugner. Sono 15 riprese durissime dove l’inglese ottiene il verdetto tra i fischi del suo pubblico. Continua la serie con Canè e Baruzzi fino al 30 settembre 1976, quando la “roccia del Piave” mostra i primi cedimenti pur perdendo onorevolmente ai punti. Lascerà poco dopo con un record di 42 vittorie, 16 sconfitte e due pari. Tutti lo ricorderanno oltre che per la sua bravura per la rivalità più lunga della nostra storia: ben sei match disputati con Dante Canè.

Leave a Comment