A colloquio con Biagio Zurlo: Nato…nella Boxe Vesuviana

Torre Annunziata, 19 aprile 2017 – Nemmeno Isaac Asimov, grande scrittore di fantascienza, sarebbe riuscito ad immaginare la vita di Biagio Zurlo senza il pugilato. Anche perché lui è il figlio di Lucio, l’essere mitologico metà uomo e metà ring, fondatore, anima e cuore della Boxe Vesuviana. Oggi Biagio è consigliere federale in quota tecnici, un incarico dirigenziale che arriva dopo che ha fatto tutto quello che c’era da fare nel mondo della boxe. Quel ragazzino che iniziò portando il secchio all’angolo del papà è diventato pugile, poi tecnico, quindi maestro, procuratore e per chi non lo sapesse anche arbitro/giudice.

“Diciamo che non mi sono fatto mancare nulla, ma proprio nulla, di questo magico mondo che è la boxe. E’ vero ho fatto anche il corso di arbitro, ma poi non volevo limitarmi a giudicare. Volevo commentare, consigliare, guidare, volevo poter dire tutto quello che c’è da dire intorno al pugilato e forse un arbitro è un po’ limitato in certe esternazioni. Anche se il ruolo del giudice resta fondamentale nella nostra disciplina. Ma confesso che se avessi dovuto fare l’arbitro per rimanere nel pugilato, non avrei avuto dubbi, l’avrei fatto”.

Rosario Africano, vice presidente del Comitato Regionale FPI, sostiene che la “cicogna” fece nascere Biagio Zurlo su un lettino dei massaggi della gloriosa palestra della Boxe Vesuviana…

“In fondo ha ragione. Mio padre fondò la palestra nel 1960 e quattro anni dopo, quando io venni al mondo, l’affiliò al Coni. Possiamo dire che ufficialmente siamo nati insieme. Sono stato in palestra praticamente da sempre, a nove anni iniziai quello che oggi chiamano agonismo, con i Giochi della Gioventù. Facevo parte della rappresentativa della Campania, in squadra con me c’era Patrizio Oliva. Un segno del destino ”.

Nel 1978 il primo titolo nazionale, quello dei “Novizi”…

“Ricordo ancora l’emozione per i complimenti di Ernesto Bergamasco che era nella nostra palestra. Ricevere un attestato di stima da un olimpionico per me ebbe più valore della medaglia. Forse proprio quel riconoscimento mi fece capire che tra me ed il pugilato era nato il grande amore”.

Poi arrivò il professionismo ed il Titolo Italiano, tra i suoi primati c’è quello di aver mantenuto la categoria di peso per ben dieci anni e di aver chiuso i suoi incontri da Campione Italiano in carica.

“Sono stato un welter per dieci anni e credo che la gestione perfetta del fisico e del peso sia stata una conquista importante perché mi consegnò la consapevolezza di poter aspirare a diventare tecnico ed allenatore”.

Come mai decise di sfilarsi i guantoni alla vigilia della difesa del titolo italiano?

“Mettete un dito nella piaga, ma nella vita ci sono scelte che vanno prese in determinati momenti a prescindere dalla ferma volontà. Ricordo che ero in ritiro a Bogliasco, con Rocco Agostino, uno dei primi ad avere il telefono in macchina. Stavamo rientrando dalla palestra quando ci raggiunse una telefonata di mia madre che mi comunicò l’arrivo di un telegramma. Ero stato nominato in ruolo di insegnamento a Como. Io e Rocco ci guardammo negli occhi, lui capì che avevo deciso, scosse la testa, sorrise. Non senza rimpianto presi servizio nella mia nuova scuola”.

Però, anche in riva al lago, non si fece mancare la boxe…

“Fui fortunato perché il preside era Francesco Scaramuccia che poi sarebbe diventato il presidente del comitato regionale della Lombardia FPI. Francesco era anche dirigente della Termotecnica Boxe Robbiate dove prima mi allenai e poi feci i primi passi da tecnico. Fu lì che iniziai a capire che nello sport scolastico poteva esserci il pugilato. Portai in palestra un mio alunno, Luciano Lombardi un supermedio che stravedeva per Agostino Cardamone. In quegli anni iniziai a collaborare con la nazionale su invito di Franco Falcinelli che spesso mi convocava come collaboratore nella preparazione degli atleti azzurri”.

Si dice che Falcinelli con i suoi potenti mezzi le fece ottenere il trasferimento a Gubbio…

“Diciamo che non fu un caso e che il destino ebbe bisogno della mano di Franco. Sempre nel segno del destino il patrono di Gubbio era Sant’Ubaldo, il protettore dei pugili. Nella cittadina umbra fondai la prima palestra di pugilato la Boxe Gubbio e iniziai a collaborare in maniera più attiva all’attività delle Nazionali. Anche qui portai dalla scuola sul ring un altro atleta Gian Mario Grassellini”.

Poi arrivò la promozione sul campo, come vice di Patrizio Oliva…

“ Quando Falcinelli passò il testimone a Patrizio Oliva questi mi scelse come suo vice a Formia. La grande soddisfazione fu quando  Alcide Sagar, grande tecnico cubano, mandava a filmare i nostri pugili, soprattutto Pietro Aurino . Quando Oliva lasciò pensai che era giusto che,  essendo stato scelto da lui, anche io facessi un passo indietro”.

Veniamo ad oggi, come è iniziato questo suo nuovo incarico federale?

“Sono contento perché ho trovato una Federazione che vuole lavorare, che vuole cambiare dove  soprattutto c’è un grande lavoro di confronto. Naturalmente i cambiamenti hanno bisogno di passi graduali. L’impegno è quello di rappresentare la categoria dei tecnici in ogni sfaccettatura. Sono onorato di collaborare con una persona come Massimo Scioti, grande formatore, a cui intendo affiancare la mia quotidianità di palestra. Bisogna produrre una nuova formazione tecnica che sia orientata su ogni tipo di pugile, da quello che fa le tre riprese, fino a quello che fa le dodici, passando per il grande fenomeno delle WSB”.

Se dovesse ringraziare le prime tre persone che le vengono in mente, a chi si rivolgerebbe?

“Datemene una quarta. Non potrei non partire da mio padre, non solo per legami di sangue, ma proprio per il primo avviamento. Franco Falcinelli mi ha illustrato i primi dettami da tecnico, il primo a darmi fiducia. Rocco Agostino mi ha insegnato ad essere motivatore ed a vivere a fianco di un pugile. Ricordo ancora il suo motto -Soffri ora in allenamento…perché sul ring riderai –  a giustificare il lavoro intenso. E poi c’è Patrizio Oliva, lo ritengo un grande per come legge il ring ed il match”.

Il pugilato nelle scuole è stata una sua grande conquista?

“Non esageriamo sono stato uno dei precursori, ma nel percorso sono stato aiutato dalle istituzioni scolastiche e dalla Federazione. Il Liceo “Pitagora” di Torre Annunziata  dove insegno è stato il primo istituto a proporlo nelle ore curriculari, ora dal 2018 anche altre scuole lo inseriranno nei programmi. Sono contento: è un grande risultato per il nostro sport”.

Buon lavoro allora, Consigliere Federale !

“Grazie, un caro saluto a tutti i lettori di Boxe Ring ed a tutti i tesserati della FPI”.

di Alfonso d’Acierno

Foto REPORPRESS

 

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