Accadde oggi: 19 dicembre 1964 Parità tra Vittorio Saraudi e Josè Menno

I fratelli Saraudi, Giulio e Vittorio, facevano parte della grande tradizione civitavecchiese, entrambi erano figli di Carlo anch’egli grande protagonista. Erano entrambi mediomassimi e molti dicevano che se avessero unito le loro doti migliori avrebbero formato un pugile pressocchè imbattibile. Vittorio aveva una potenza micidiale, una vera e propria dote naturale, ma aveva il suo tallone d’Achille nella mascella fragile. Il 19 dicembre del 1964 era uno dei protagonisti importanti della riunione al Palasport di Milano, che aveva come clou la sfida tra Nino Benvenuti e Carlo Duran. Per Saraudi era stato scelto l’argentino Josè Humberto Menno, pugile navigato, da tempo residente in Italia dove aveva incontrato con alterna fortuna i migliori. Saraudi aveva esordito tra i pro da circa un anno e sembrava un po’ un azzardo metterlo di fronte a un simile soggetto. Ma la decisione fu presa dopo che il civitavecchiese aveva battuto prima del limite Johnny Halafihi, pugile di Tonga, ben considerato nel ranking mondiale. Saraudi dimostrò subito “le sue cattive intenzioni” con un terrificante uno-due che scaraventò al tappeto l’argentino, che si rialzò a fatica e in pratica fu salvato dal gong. Nel minuto d’intervallo Menno dimostrava di avere recuperato, ma aveva anche capito di cambiare strategia. Il match divenne più equilibrato, la grande esperienza di Menno veniva alla luce, anche se Saraudi lo teneva in allarme con le sue rabbiose reazioni. Anzi nel finale il civitavecchiese scatenato prendeva il sopravvento. Il verdetto fu di parità, ma a detta degli esperti Vittorio avrebbe meritato la vittoria, sia pure di misura. I due s’incontreranno nuovamente nel 1966 e Menno non sentirà il suono dell’ultima ripresa. Vittorio Saraudi dal 1965 al 1968 sarà campione d’Italia. Avrà anche la sua opportunità europea, ma verrà messo ko dal pisano Piero Del Papa. Si ritirerà nel 1969 dopo essere stato fulminato dall’americano Charley Green, confermando la sua sensibilità ai colpi…un peccato perchè come potenza pochi potevano stare al suo pari.

(alb)

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