Scalo Playground San Lorenzo: una riunione firmata Popolare Quarticciolo.

di Claudio D’Aguanno

Roma, 14 ottobre 2021 – Lo spazio Scalo Playground di Largo Passamonti a San Lorenzo ha la forma di una campana rasata sul lato basso dalle macchine che sfrecciano sulla tangenziale. E’ un triangolo di verde che per anni ha resistito all’abbraccio soffocante dell’asfalto e al degrado incombente. A salvarlo c’hanno pensato soprattutto le centinaia di ragazzi che stagione dopo stagione, a dispetto dell’incuria, lì si davano convegno per tornei di basket improvvisati o partite partorite nel sole del pomeriggio ma destinate a filare dritte oltre il tramonto. Poi è arrivato il II Municipio che ha pensato bene di sottrarlo all’incompetenza comunale per renderlo un luogo vivo, attrezzato, degno di essere usato al massimo delle sue potenzialità. Oggi lo Scalo è uno spazio multiforme frequentato da ragazzi di ogni età, uno di quei posti insomma dove più d’una disciplina sportiva ha trovato buona accoglienza e stimoli fecondi.

Del resto a San Lorenzo lo Sport popolare ha una sua lunga tradizione da raccontare. Liberata la città nel giugno ’44, tra le rovine del quartiere bombardato, il gong d’apertura fu proprio quello di una palestra di pugilato. In via dei Sabelli 119, dove fino a pochi mesi prima c’era la sede del fascio rionale, arriva un gruppo di anarchici, occupa i locali e battezza l’indirizzo, a scanso di equivoci, con il nome di Libertaria San Lorenzo. Per diverso tempo la palestra andò avanti sotto la direzione tecnica di personaggi del livello dei fratelli Vittorio e Enrico Venturi, noto anche per le sue collaborazioni giornalistiche con l’Unità e il Pioniere, nonchè del maestro Pocci. Per un po’ si sistemò qui anche Giuseppe Ballarati, ovvero “il Nat Fleischer della boxe europea” per citare la dedica a lui riservata nella Boxing Hall of Fame. Nutrita sin da subito la pattuglia di scazzottatori del posto e il cartellone dell’inaugurazione cita, tra i tanti, i nomi di Aglietti e Rossi, del mosca Bonomolo e del piuma Ferrari, i leggeri De Joanni e Bisceglie e il medio Bonetti mentre, sempre con i colori di casa, fa l’esordio tra i gallo l’ex promessa biancazzurra Benito Viligiardi poi affermato promoter negli anni settanta. Tramontata la bohème movimentista nel 1951 sulle canotte rosse appare un marchio destinato a durare decenni, quello della Boxe Sanlorenzina. E contemporaneamente, con lo stesso nome, occupa la scena una polisportiva legata all’Uisp. Calcio e Ciclismo, Atletica leggera e attività del tempo libero, riempiono la vita e le discussioni di bar e di piazza. Ma, per arrivare ai giorni nostri facendo un salto di mezzo secolo, le ultime esperienze degne di nota oggi si chiamano Boxe San Lorenzo e Atletico Sanlorenzo. La prima aperta sul finire del ‘900 in via dei Volsci da Paolino Arioti e da una banda di giovani entusiasti della noble art. La seconda capace di riportare, con l’azionariato popolare, una proposta di sport inclusivo e a disposizione di tutto il quartiere.  

Non tutto è tranquillo nell’esistenza delle due benemerite società e una narrazione a parte bisognerebbe dedicarla agli attacchi che hanno subito, ai tentativi di stroncare per via amministrativa la loro sopravvivenza, alle logiche di mercato che insidiano la palestra da una parte e il campo Cavalieri di Colombo dall’altra. Ci sarà modo di tornarci sopra e sarà difficile per la nuova amministrazione della capitale non tener conto della qualità della proposta sportiva, autogestita e di forte impatto sociale, che la San Lorenzo e l’Atletico rappresentano. Del resto i numeri e le potenzialità di questo discorso stanno tutti dentro lo spazio dello Scalo playground e nella serata Knock Out organizzata giovedì 14 dalla Palestra Quarticciolo, presenza questa di straordinaria importanza e in costante crescita nel panorama romano, con il sostegno di solide realtà della boxe popolare come la Quadraro di Silvano Setaro e la Revolution di Lorenzo Catalano.

Scorrendo il taccuino i primi scambi di guantoni che si impongono sono quelli di una pipinara gioiosa di bambini provenienti dalle borgate del sud est romano. Almeno una cinquantina o forse più gli sguardi dei giovanissimi che hanno dato l’assalto al ring e che hanno smosso d’energia l’aria con esibizioni d’allenamento sotto la direzione dei loro maestri. A seguire, annunciati dalla voce di Alessandro del Muro del Canto, ben sette i match dilettanti tra cui di spicco il successo di Giuliani su Angelici e quello di Mirko Pasini su Alberto Zuccon. Di assoluto rilievo le prestazioni dei pesi welter Francesco “Checco” Troya e di Andrea “Broncio” Sinibaldi. I due allievi di Manu Agati, opposti rispettivamente a Alessandro Vigo e Mikeljan Mjeshtri entrambi DBT Latina, non hanno avuto vita facile ma aver portato a casa una vittoria e un pari testimonia il buon lavoro della scuola del Quarticciolo. In una serata che ha acceso il tifo di centinaia di spettatori un ruolo di rilievo in cartellone se l’è preso la boxe femminile. Dopo il sottoclou vinto dalla pontina Laura Borella della DBT su Sarah Becciani della Fight or Die sono salite sul quadrato le due pro, pesi al limite dei 57 kg, Emy Andrews, di origine neozelandese ma di casa alla Revolution, e la madrilena Vanessa Caballero. Indiscutibile il verdetto a favore della prima che sulla distanza dei sei rounds ha condotto le danze per quasi tutto il match resistendo al ritorno tardivo, più d’orgoglio che di colpi a segno, della rivale. All’abbraccio di fine gara gli applausi accomunavano le due atlete e scatenavano ancora gli applausi di tutti gli aficionados oltre i flash dei fotografi. Tra i fotoreporter tifosi della Andrews e preoccupati di documentare le fasi dell’incontro notata la presenza di una vecchia conoscenza della boxe di quartiere come Guidone Vianello. Il peso massimo partito dalla Montagnola, approdato dopo le Olimpiadi di Rio alla colonia di Bob Arum, finora ha messo insieme un corposo record “made in USA” di otto vittorie più un pari coast to coast: “Da professionista mi sono misurato su ring sparsi tra New York e Los Angeles –precisa l’ex allievo di Italo Mattioli sfogliando il libro Oltre il Ring- ma ora punto a riavvicinarmi a casa. Intanto ho in programma un match in Scozia poi si vedrà. Mi piacerebbe molto tornare a combattere in Italia, magari con un titolo in palio e magari davanti un pubblico, numeroso e appassionato, come questo. Io sono cresciuto in una palestra popolare e il lavoro che fanno queste società di borgata è straordinario.” 

Dilettanti

SB – 52 kg: Fabio D’Amato (Silicella Boxe) e Andrea Gallo (Phoenix team) – N

E II – 69 kg: Mirko Pasini (DBT) b Alberto Zuccon (Revolution Boxe) – VP

E II – 69 kg: Francesco Troya  (Popolare Quarticciolo) b. Alessandro Vigo (DBT) – VP

J – 63  kg: Dario Giuliani (Quadraro Boxe) b. Alessandro Angelici (Phoenix Team) – VP

Y – 60 kg: Matteo Di Giamberardino (Silicella Boxe) e Andrea Durazzi (Fight or Die) – N

EII W – 57 kg: Laura Borella (DBT) b Sarah Becciani (Fight or Die) – VP

E II – 69 kg: Andrea Sinibaldi (Popolare Quarticciolo) e Mikeljan Mjeshtri (DBT) – N

Match clou

Pro W – 57 kg: Amy Andrews (NZ Revolution) b Vanesa Caballero (ESP) – VP

Nella foto Guido Vianello e il fotografo Daniele Napolitano

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