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Accadde oggi: 5 settembre 1960 trionfo italiano alle Olimpiadi di Roma con 3 oro, 3 argento e 1 bronzo
Sessant’anni fa Roma divenne la Capitale del mondo sportivo con la disputa della XVII Olimpiade dell ‘Era moderna. Dal 25 agosto fino alla chiusura del 12 settembre le giornate sembrarono volare troppo in fretta per un evento non solo sportivo ma importante anche culturalmente. Non solo il Palasport dell’Eur, ma anche veri e propri monumenti tra cui Massenzio, il Circo Massimo, il Colosseo e i sanpietrini calpestati dalla Maratona furono attori comprimari forse dell’Olimpiade più importante della storia, dove anche la nostra vita ebbe un’impennata positiva nell’economia. I famosi anni ’60 segnarono un’epoca di benessere.
Per quanto riguarda la boxe gli iscritti erano 282, suddivisi in 10 categorie di peso. Il 25 agosto alle ore 21 rimbomba il primo suono di gong al PalaEur. Il primo italiano a salire sul ring è il foggiano Paolo Curcetti, peso mosca. L’ultimo a salire sul ring è Franco De Piccoli, peso massimo, il 5 settembre giornata in cui si disputano le finali. La preparazione per questo appuntamento era stata accurata, meticolosa, studiata nei particolari da una Commissione Tecnica composta da Rupert Maino, ex arbitro internazionale e allora dirigente federale, e da due tecnici come Natale Rea e Armando Poggi, che avevano preso il posto di Steve Klaus. L’ 8 giugno un gruppo di atleti partecipa ai Campionati Internazionali di Wiesbaden dove trionfano Zamparini, Napoleoni, Saraudi, De Piccoli tra i possibili “papabili” per andare a Roma. Il 18 giugno al Salone del Coni il presidente FPI il conte Francesco di Campello convoca la stampa per presentare il Torneo di qualificazione che si svolgerà a Roma il 4 luglio. Intanto a Orvieto per la preparazione sono convocati 52 possibili olimpionici. Il Torneo in pratica diventa un quadrangolare di tre giorni con una “sforbiciata” di 12 atleti. In questo Torneo la novità che salta subito evidente è il passaggio di Carmelo Bossi dai welter ai superwelter, mentre Nino Benvenuti si sottopone ad una rigida dieta per passare dai superwelter ai welter. Benvenuti è il fiore all’occhiello, in pratica si presentava con un record impressionante dove aveva subito una sola e discutibilissima sconfitta. La scelta su Benvenuti e Bossi era ragionata in funzione forse di una maggiore difficoltà in una categoria dove c’era l’americano Wilbert McClure, grande favorito.
I 40 atleti per il quadrangolare di Roma:
Mosca: Paolo Curcetti, Alfredo Franceschi, Antonio Satta, Polo Vacca.
Gallo: Primo Zamparini, Franco Zurlo, Eugenio Tocco e Giovanni Terreni.
Piuma: Franco Musso, Lino Mastellaro, Giuseppe Linzalone e Andrea Silanos.
Leggeri: Sandro Lopopolo, Franco Brondi, Antonio Medda e Giuseppe Sabri.
Welter leggeri: Pietro Brandi, Luciano Piazza, Ciro Cipriano e Domenico Orma.
Welter: Giovanni Benvenuti, Mirko Rossi, Alfredo Parmeggiani e Umberto Magostino.
Welter pesanti: Carmelo Bossi, Remo Golfarini, Alessandro Mazzinghi e Giuseppe Galmozzi.
Medi: Luigi Napoleoni, Tommaso Truppi, Pietro Tomassoni e Giovanni Pautasso.
Mediomassimi: Giulio Saraudi, Dante Minarelli, Giuseppe Migliari e Angelo Favari.
Massimi: Franco De Piccoli, Giorgio Masteghin, Benito Penna e Celio Turrini.
Alla fine di tre giornate (dal 4 al 6 luglio), sul ring della Capitale per certi versi non ci furono sorprese. A Franco Musso, dominatore dei piuma, fu assegnato il Premio Romolo Passamonti, quale miglior atleta del Torneo. La Nazionale prese forma: Paolo Curcetti (Mosca), Primo Zamparini ( Gallo), Franco Musso (Piuma), Sandro Lopopolo (Leggeri), Pietro Brandi (Welter leggeri), Giovanni Benvenuti (Welter), Carmelo Bossi (Welter pesanti), Luigi Napoleoni (Medi), Giulio Saraudi (Mediomassimi), Francesco De Piccoli (Massimi). I selezionati svolsero il ritiro a Orvieto per poi trasferirsi al Villaggio Olimpico a Roma. Si facevano sondaggi e previsioni. Si sperava in due o tre medaglie, i più gettonati erano Benvenuti e Musso, seguiti a ruota da Bossi e Saraudi. Stati Uniti, Russia, Polonia e Germania sembravano di un altro pianeta. Ci sembrava irraggiungibile il record di 4 medaglie ( 3 oro e 1 bronzo) ottenuto nel 1928 ad Amsterdam. L’Italia del 1960 quasi polverizza quel record con 3 oro, 3 argento e 1 bronzo. Franco Musso (Piuma) è stato il primo oro a scaldar gli animi e a commuovere il numeroso pubblico presente disputando nella finale con Adamski un incontro da manuale contro un avversario pericoloso e molto più alto. Nino Benvenuti (Welter) in ordine di tempo era il secondo oro. Il triestino aveva iniziato il Torneo con il freno a mano, ma si era sciolto mettendo in luce tutta la sua classe nella finale disputata contro Radonyak. A Benvenuti veniva assegnata la Coppa Val Barker come migliore atleta del Torneo. Franco De Piccoli nei massimi conquistava un oro che andava ben oltre interrompendo la leadership americana e distruggendo in finale il sudafricano Bekker. Il primo argento era quello di Zamparini nei gallo. Contro il sovietico Grigoriev la sua era una missione impossibile, ma non tanto visto che il suo avversario terminava affaticato ed era costretto ad aggrapparsi per non essere travolto. Nei leggeri semaforo rosso per Sandro Lopopolo, autore di grandi prestazioni nelle serate precedenti. Il polacco Pazdior, tecnico ed anche smaliziato, sfruttava bene le condizioni non buone del milanese. Nei superwelter c’era il temuto Wilbert McClure, che si salvava contro Carmelo Bossi grazie ad un terzo round di fuoco. Quello del milanese è un argento tinto d’oro per molteplici considerazioni. McClure otteneva il verdetto, ma non gli applausi che andavano tutti a “Melo”. La classe di Giulio Saraudi non faceva breccia in semifinale contro il polacco Pietrzykowski, pugile eccellente con oltre 300 matches sulle spalle. In questa categoria a conquistare l’oro ci sarà un giovane americano di nome… Cassius Clay. Il civitavecchiese saliva ugualmente sul podio come medaglia di bronzo. Solo tre pugili rimasero senza medaglie, ma anche loro timbrarono un cartellino più che onorevole vincendo un match Brandi (Welter leggeri) e Napoleoni (medi), mentre Paolo Curcetti (Mosca) si tolse la soddisfazione di alzare il braccio in segno di vittoria per due volte.
L’Italia era già in festa visto che oltrettutto l’ 1 settembre Duilio Loi era il terzo italiano a conquistare il Titolo Mondiale nei professionisti, passando il testimone ad altri tre atleti, grandi protagonisti a Roma: parliamo di Nino Benvenuti, Carmelo Bossi e Sandro Lopopolo. Anche per questo Roma diventerà sempre più Caput Mundi. Mancano all’appello Franco Musso e Francesco De Piccoli, nonostante le loro innegabili qualità.