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A colloquio con Michael Magnesi prima del mondiale
Sono passati circa 11 anni dall’ultimo mondiale disputato in Italia e Davide Buccioni, facendo i dovuti scongiuri, aggiungerà una nuova perla alla sua collana organizzativa. Il 6 novembre a Fondi in un Palazzetto che si presenterà senza spettatori per l’emergenza Covid, Michael Magnesi ( + 17, 9 per ko), affronterà Patrick Kinigamazi (+ 32, 4 per ko, – 2), pugile ruandese residente in Svizzera, in un match valevole per il mondiale IBO dei superpiuma, lasciato vacante prima dal Taghizo Shavkatdzhon Rakhimov, poi risoltosi con un nulla di fatto tra l’inglese Alex Dilmaghani e il nicaraguense Francisco Fonseca, lasciando il vuoto nella casella IBO. Adesso tocca a Magnesi e Kinigamazi riempire quel vuoto. Il match per il nostro pugile non si presenta certo facile, come può essere un mondiale. La differenza d’età tra i due (37 anni il ruandese e 25 l’italiano) è ben bilanciata da una maggiore esperienza dell’ospite. Oltrettutto il ruandese è imbattuto dal 2013, cosa che già da sola fa suonare il campanello d’allarme.
Magnesi appare tranquillo e fiducioso nella sua nuova “patria”, Civitavecchia, dove ha messo radici sposando Alessandra Branco, figlia di Silvio, e coorganizzatrice insieme a Buccioni.
Ci facciamo rinfrescare la memoria del suo legame con la boxe.
“Il pugilato si può dire che ce l’ho impresso nel cervello fin da piccolo, visto che a casa si parlava sempre di pugilato con mio padre che seguiva tutte le trasmissioni di Rino Tommasi. La verità è che sono cresciuto con le vecchie glorie della boxe. E devo dire che mi ha subito appassionato”.
Tu sei nato a Palestrina dove prima di te combatteva anche Davide Ciarlante, che fu campione d’Europa e sfidante mondiale. Hai avuto modo di conoscerlo?
“Quando lui combatteva si può dire che non ero nato. Lui e il fratello Claudio, anche lui buon pugile, sono miei cugini carnali”.
Come procede la preparazione?
“La preparazione per il momento procede alla grande. Stiamo lavorando duramente, perché l’avversario possiede gran ritmo e porta un buon numero di colpi. Ci stiamo preparando consapevoli che sarà un match intenso”.
Come si svolgono le tue giornate?
“La mattina faccio una parte atletica per tre volte la settimana, cosa che curo insieme a Silvio Branco, mio suocero. Negli altri tre giorni mi alleno in palestra con dei circuiti ripetuti e figure. Logicamente la parte atletica la alterniamo con la corsa”.
Ti ricordi con quale società hai iniziato?
“Altroché la mia prima società è stata la Boxe Colonna di Peppe D’Ambrosi”.
Tu hai mai visto combattere il prossimo avversario?
“Ho visto qualcosina, ma non sono un pugile che controlla, ci pensa il maestro a studiare l’avversario e suggerirmi le cose che devo fare. Non mi piace guardare l’avversario prima del match”.
Tu caratterialmente come ti definisci?
“Io mi definisco una persona socievole. Diciamo che non do la fiducia a chi conosco poco. Sono comunque aperto al dialogo. Sono un giovane tranquillo, contento di quello che faccio”.
La domanda l’abbiamo fatta per chiarire l’origine del soprannome “lupo solitario”, invece tecnicamente come ti definisci?
“Quando mi sto preparando sono molto schivo, per concentrarmi al massimo. Non mi piace avere attorno molta gente, perché io in questi frangenti ho in mente solo il match che mi aspetta”.
Hai mai avuto momenti di scoramento?
“No mai, sono partito deciso e così sono rimasto”.
I tuoi campioni preferiti?
“Marvin Hagler e Arturo Gatti”.
In loro riconosci qualche tua caratteristica?
“In Hagler ammiravo la pressione che lui instaurava nel match. Per il resto lui era un mancino e io guardia normale, non ci poteva essere una somiglianza. Per quanto riguarda Arturo Gatti mi rivedo nella sua grinta e nella sua determinazione. Mi piace la sua volontà di non cedere in qualsiasi momento”.
L’avversario più difficile incontrato finora?
“L’avversario, non più difficile, ma più duro è stato il messicano Emanuel Lopez nel match valevole per l’Internazionale WBC Silver. E’ stato un match molto intenso. Mi ha fatto crescere e capire le mie possibilità”.
Come va col peso?
“Alla grande. Mangio a pranzo e cena, perché sono sceso in maniera tranquilla”.
Nei superpiuma nelle altre tre sigle ci sono campioni che potrebbero essere alla tua portata a differenza di altre categorie. C’è l’intenzione strada facendo di sfidarli?
“Il mio obiettivo è cercare di diventare campione IBO. Poi magari allargare il raggio d’azione. Certo mi piacerebbe, magari a Roma”.
Una curiosità, perché il nome Michael?
“A mio padre piaceva il film “Il padrino” e Michael Corleone, era interpretato magistralmente da Al Pacino. Il mio nome derivò da lì”.
Con Michael c’è anche Alessandra, sua moglie, e a lei chiediamo una definizione del mondiale di Fondi.
“Secondo me questo è un mondiale che fa bene al pugilato. E’ una sorta di rinascita per la nostra boxe che non vede un mondiale da circa 11 anni. Non parlo solo del match clou, ma di una serata al completo con tutti i suoi protagonisti. Certo è un momento difficile, ma unendo tutte le nostre forze siamo riusciti a organizzare una serata così importante. Mancherà il pubblico, i tifosi avranno comunque modo di vederla in Televisione e in Streaming”.
Foto di Renata Romagnoli