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Addio a Marvin “Marvelous” Hagler
Marvin “Marvelous” Hagler ci ha lasciato all’improvviso, a 66 anni, mettendo ko con una simile notizia non solo i suoi fans, ma tutti quelli che lo conoscono di persona e di fama, perché parliamo di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Da tempo risiedeva nel New Hampshire dopo un lungo periodo milanese. La morte è stata improvvisa come ha riferito in poche parole la moglie Kay. In Italia abbiamo avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo anche come uomo, personaggio sempre gentile e disponibile. Era nato a Brockton nel Massachussets, la stessa cittadina dove nacque un altro grande campione, parliamo di Rocky Marciano. Entrò giovanissimo nella palestra dei fratelli Petronelli, una fabbrica di campioni, un marchio di garanzia. Fu buon dilettante, ma si fermò alla vincita di un Torneo Nazionale e subito dopo il 18 maggio 1973 fece il suo esordio al professionismo nei medi. Non molto alto per la sua categoria (1,73) impressionava però per la sua struttura fisica, spalle larghe e vita stretta. Infilò una bella serie con 12 vittorie consecutive, la rivista The Ring, la Bibbia della boxe, lo mise in evidenza come prospect. Si tagliò i capelli per assumere un aspetto più truce come si divertiva a far sapere. Era un mancino e questo costituiva un ostacolo ancora più grande per i suoi avversari oltre ad una potenza che traspariva da ogni fibra del suo fisico. Dopo tre anni poteva dare l’idea di un’incompiuta dove a numerose vittorie c’erano alcune prove non esaltanti contro Ray Seales, Bobby Watts e Willie Monroe. La sua boxe si esprimeva a sprazzi, aveva momenti irresistibili e altri di “assenza”. Ma il suo successo su Eugene “Ciclone” Hart, pugile di classifica, e la rivincita ottenuta con due vittorie su Willie Monroe, la seconda addirittura in una ripresa, fecero capire che la stoffa c’era. Cominciò a superare gente di classifica come l’inglese Kevin Finnegan, il navigato ma sempre pericoloso Benny Briscoe, l’argentino Norberto Cabrera molto conosciuto da noi in Italia. Spazzò in due riprese Bobby Watts, suo vincitore. Il 30 novembre 1979 ebbe la sua prima chance mondiale, il campione era il “nostro” Vito Antuofermo, pugile difficile e stoico nella sua resistenza. Fu un match durissimo con un verdetto di parità che lasciò scontenti tutti. La seconda chance la ebbe a Wembley per affrontare Alan Minter che aveva detronizzato Vito Antuofermo. Il match durò appena tre riprese, Minter ferito a entrambi i sopraccigli fu costretto ad abbandonare. Il match terminò con un’incredibile gazzarra tra il pubblico che non accettava la sconfitta del proprio idolo. Ma da quel 27 settembre 1980 inizia il suo regno che durerà 6 anni di battaglie, perchè le sue vittorie erano sempre di forza, frutto oltrechè di bravura anche di una corazza fisica che pochi potevano vantare. Si prende la sua rivincita con Antuofermo. Costringe alla resa gente potente e resistente come Domingo Roldan e Mustapha Hamsho. Ma rimarranno nella storia il match con Thomas Hearns, tre riprese di una drammaticità incredibile, e John Mugabi a Las Vegas, un match proibito ai malati di cuore, terminato prima del limite all’ 11° a favore di Hagler. La sua grandezza fu leggermente appannata con la non brillante vittoria su Roberto Duran e la sconfitta subita ad opera di Ray”Sugar” Leonard il 6 aprile 1987, al quale lasciò il titolo tra polemiche che ancora oggi resistono. Una sconfitta che lui non accettò mai e che lo convinse ad abbandonare l’attività con un record di 62 vittorie, di cui 52 per ko, 2 pari e 3 sconfitte. Per un buon periodo, stabilitosi a Milano, si cimentò in alcuni film avventurosi. Amava l’Italia e divideva i suoi interessi con l’America. Nel 2009 trovò il tempo di recarsi a Monte Compatri, vicino Roma, per ricevere la cittadinanza onoraria. Una cerimonia semplice che servì a far conoscere l’umanità di un campione che sul ring aveva dato tutto.