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Campionato Mondiale della Pace: cronaca di una bella serata con Marsili “in” e Goddi “out”
di Marco Bratusch
Serata dai contenuti sportivi importanti e dagli encomiabili risvolti solidali quella svoltasi ieri notte al Palazzetto dello Sport di Roma con l’organizzazione della OPI Since 82 della famiglia Cherchi. Un evento a inviti, che ha richiamato nella storica arena circa un migliaio di spettatori, con le telecamere di Fox Sports a trasmettere gli ultimi quattro match del cartellone in diretta.
Il progetto “Fighting for the Peace” della Scholas Foundation insieme a BoxVal del WBC ha avuto difatti il compito di raccogliere fondi attraverso una campagna solidale patrocinata anche dal Ministero dello Sport e dal CONI in favore delle vittime dei terremoti che hanno colpito i Paesi di Italia e Messico, di cui i pugili protagonisti Emiliano Marsili e Victor Betancort sono stati i portabandiera sportivi oltre che nell’occasione sociali.
Il match che ha portato la serata a rappresentare qualcosa di più che non un semplice evento sportivo, è stato infatti quello tra i pesi leggeri Emiliano Marsili, imbattuto portuale di Civitavecchia, e il giovane messicano Victor Betancour, un incontro sui dodici round per il quale il WBC ha patrocinato la sfida con la simbolica cintura “Peace”. Il laziale nonostante la poca attività nel recente periodo è sembrato un pugile per il quale il tempo passa più lentamente che per altri; con all’angolo il maestro storico Mario Massai ha condotto un match fatto di rapidità di braccia, di gambe reattive e continuo movimento. Betancourt, più alto, possente e 14 anni più giovane, è apparso lento e ha faticato a trovare la misura. Da buon messicano, ha provato a reagire d’orgoglio e di mestiere, mettendo dentro la testa da vicino e così aprendo un taglio sul sopracciglio sinistro di Marsili già nel primo round. Per effetto diretto delle regole WBC, al pugile che non subisce un infortunio in uno scontro occasionale di teste viene impartito un punto di penalità a compensazione, e così è avvenuto per il messicano. Marsili ha avuto buon gioco nel muoversi, usando un rapido jab, togliendo gli appoggi a un rivale pericoloso solo quando riusciva a chiudere l’italiano alle corde e lanciare da qui dei larghi ganci a “tutta spalla” che però solo raramente hanno colto di sorpresa l’ex campione d’Europa, e comunque senza mai metterlo in seria difficoltà. Il match si è acceso in qualche frangente poiché il messicano provava ad arrivare con il mestiere là dove la minore rapidità e caratura tecnica non glielo consentivano, ma l’arbitro Massimo Barrovecchio ha saldamente tenuto in mano il match redarguendo l’ospite oppure lo stesso Marsili quando la sua verve agonistica lo portava in qualche occasione a rispondere con la stessa moneta nelle fasi ravvicinate. Dopo sette riprese, il medico di gara chiamato dall’arbitro ha giudicato troppo pericolosa la ferita di Marsili per consentirgli di proseguire, e il match è andato alla lettura dei cartellini, correttamente tutti a favore del mancino laziale con scarti significativi: 69-64, 68-64 e 70-62.
Nel match clou di supporto all’evento, il titolo europeo dei pesi medi lasciato vacante da Emanuele Blandamura è stato vinto in modo rocambolesco dal finora poco conosciuto polacco Kamil Szeremeta (17-0, 3 KOs), impostosi sul co-sfidante sardo Alessandro Goddi (33-3-1, 16 KOs). L’italiano è partito con le migliori intenzioni, cercando di aggredire l’imbattuto ospite iniziando l’azione dietro al jab e probabilmente puntando sulla sua fisicità e attività. Purtroppo, un colpo a freddo subìto già in apertura è parso togliere a Goddi delle convinzioni su quanto potesse “osare” nei confronti del suo avversario. Una sensazione che si è poi confermata nel secondo round, quando il polacco – non certo noto per la sua potenza – ha dato prova di possedere un tempismo e una precisione notevoli nei suoi colpi di rimessa, uno dei quali ha centrato Goddi sulla tempia sinistra mandandolo al tappeto. Il trentenne di Sestu si è saputo rialzare ma non dava segno di aver recuperato completamente. Raggiunto da lì a poco da un altro pregevole colpo di Szeremeta convinto di chiudere la contesa, finiva nuovamente al tappeto, rialzandosi poi ancora una volta dopo aver ascoltato il conteggio con un ginocchio a terra fino all’otto. Era dunque la spugna, volata dal suo angolo, a fermare il match, mentre l’arbitro Victor Loughlin stava nuovamente concedendo il “boxe” dopo aver raccolto l’assenso del coraggioso pugile italiano. Szeremeta si conferma quindi un pugile di discrete abilità tecniche; dopo le operazioni di peso del giovedì ci aveva dichiarato che a New York nel 2016 faceva regolarmente sedute di guanti con Daniel Jacobs.
Il veneto Devis Boschiero (45-5-1, 21 KOs), con il maestro storico Gino Freo all’angolo, ha mantenuto attivo il suo curriculum in vista della prossima sfida valevole per l’Unione Europea affrontando sui sei round il nicaraguense di stanza a Barcellona Edwin Tellez (12-37-5, 6 KOs). Fisico compatto e non certo scolpito, Tellez a dispetto del record negativo si è rivelato un buon incassatore e un combattente in grado di stare “in partita” per tutta la durata del match, procurando a Devis un incontro spigoloso, dai ritmi sostenuti e contrassegnato da un incessante lavoro al corpo da parte di entrambi nelle molte fasi a corta distanza. La superiore linea pugilistica e classe di Boschiero gli hanno permesso di vincere una ampia decisione ai punti.
Il nuovo arrivato in casa OPI since 82 Carmine Tommasone (18-0, 5 KOs) si è rivelato troppo superiore rispetto al 32enne serbo Milan Savic (4-26-2, 1 KOs), boxando il rivale fuori dalla guardia per tutta la durata dei sei round previsti. Tommasone ha puntato sulla velocità da centro ring, le finte e i cambi di guardia, lui che solitamente ha combattuto spesso anche in veste da fighter, per mandare a vuoto e non correre alcun rischio contro l’avversario.
Il supermedio Andrea Di Luisa (19-4, 14 KOs) ha dovuto superare una fase critica nei primi round del suo match contro Djordje Markovic (3-7-1, 1 KO) il quale è andato a segno varie volte con un duro gancio destro approfittando della postura rigida e della guardia tenuta spesso bassa dal campano, che in due occasioni aveva perso il controllo nervoso di una gamba per qualche istante. L’ex avversario di George Groves e di Lucian Bute è poi riuscito a ritrovare la bussola, entrare nel match e colpire Markovic ai fianchi, il quale nel frattempo aveva notevolmente rallentato la sua azione dopo aver speso molto in apertura. Il match è stato molto combattuto, così come la decisione dei giudici che è andata a favore di Di Luisa per 2 a 1 nonostante qualche mormorio del pubblico e le proteste dell’angolo avversario. Di Luisa era al suo secondo match in due anni, dopo la significativa vittoria su Mattia Scaccia dello scorso giugno.