La boxe in lutto per la scomparsa di Antonio “Tony” Sassarini

Siamo frastornati da una pandemia che porta lutti a grappoli e non ci accorgiamo che nel nostro mondo, parlo della boxe, ogni tanto perdiamo un pezzo del mosaico dell’incredibile storia. Ieri si è spento Antonio “Tony” Sassarini, proveniente dal vivaio spezzino, allievo di un grande maestro come Giuliano Secchi. Parliamo di un atleta che fu campione italiano dei gallo e dei piuma. Lo spezzino era nato il 21 settembre 1941 a Vernazza, piccolo Comune di La Spezia. Fece il suo esordio tra i professionisti l’8 marzo del 1963 e costrinse all’abbandono Bruno Pistidda, anche lui ligure, buon pugile che più tardi diventerà scrittore di fama. Era un peso gallo ma aveva la struttura robusta di un peso medio, certo con le dovute proporzioni di peso. Il suo era un fisico che non nascondeva una potenza fuori del comune, e quando il suo destro centrava il bersaglio di un avversario, questi sentiva mancare le forze, un sintomo inequivocabile. Dal 1963 al 1966 inanellò una lunga serie di vittorie fino a quando a Subiaco s’imbattè in Franco Zurlo, un brindisino dotato di pugno e buona tecnica, in un match valevole per il titolo italiano dei gallo. Anche in questa occasione Sassarini non si smentì e Zurlo nel secondo round fu sull’orlo del ko. I due si incontreranno nuovamente a Brindisi dove stavolta Zurlo vinse più chiaramente. Ma il traguardo era ormai prossimo e al Teatro Monteverdi davanti alla sua gente il titolo divenne suo e non poteva essere che per ko, sia pure all’ultima ripresa dopo un match elettrizzante con Franco Innocenti. Purtroppo una malattia lo teneva lontano per circa un anno. Il campione all’epoca era Enzo Farinelli e anche per lui il ko arrivò all’ultimo round, però dopo essere stato dominato. Sassarini difendeva il titolo dall’assalto dell’ex campione Ambrogio Mariani in un match tutt’altro che agevole, anche se il bresciano fece la conoscenza con il tappeto al II round. Il 27 settembre del 1972 aveva finalmente la possibilità di battersi per l’europeo, l’avversario era lo spagnolo Augustin Senin, sulla carta alla sua portata. Ma con grande sorpresa dei numerosi tifosi venuti per applaudirlo al sesto round abbandonava inspiegabilmente dopo una prova scialba. Si cercò di dare una spiegazione, ma la spiegazione forse più giusta fu un superallenamento e probabilmente l’emozione per una posta grande, ma che onestamente era alla sua portata. Passarono alcuni mesi e si ripresentò sul ring da piuma. Forse con il passaggio nei piuma la sua potenza perse smalto, o forse era dentro di lui che qualcosa si era rotto. Nel 1974 ha una nuova chance per il titolo italiano dei piuma dove è campione un suo vecchio avversario, Enzo Farinelli. Il match si disputò a La Spezia sulle 12 riprese e Sassarini dimostrò ancora una volta la sua superiorità sull’emiliano. Poco dopo un po’ a sorpresa decise di appendere i guantoni al chiodo dopo circa dieci anni con un record di 37 vittorie, 19 prima del limite, 4 sconfitte e 1 pari. Fu un grandissimo campione, ma qualcosa lo bloccò sul più bello. Non abbandonerà il suo mondo distribuendo da maestro consigli ai più giovani che per lui avevano una profonda ammirazione.

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