Angelo Musone ricorda la sua sfida con Henry Tillman a Los Angeles

di Leonardo Pisani

Angelo è un distinto signore di mezza età, molto robusto, ha una possanza fisica che fa intuire, anche a chi non lo conosce, una probabile carriera sportiva nel passato. Chissà, un discobolo, un lanciatore di martello, un sollevatore di peso, considerando la muscolatura a mala pena celata dal vestiario. I suoi modi gentili, mai una parola fuori posto, mai una frase scurrile o un attacco  contro qualcuno, farebbero pensare a un letterato, a un professore con bicipiti da mister muscolo ma praticante la letteratura. Invece no l’ex  peso massimo,  pure tosto come lo erano i guerrieri Osci della Campania, bravo come lo sono i pugili della gloriosa palestra Excelsior Boxe di Marcianise, indomito come lo sa essere un vero boxeur. Arrivò a Los Angeles, conosciuto dagli addetti ai lavori; fu apprezzato per le  vittorie con una ai punti  da cardiopalma , dopo aver subito un conteggio, sull’erculeo keniota James Omondi  e ai punti sul gigantesco (203) cm Hakan Brock ma poi divenne un idolo in Italia, per una medaglia non presa anzi negata , per un oro negato alle Olimpiadi di Los Angeles nel lontano 1984. Lo sdegno degli Italiani tutti, da Nord a Sud a quel verdetto ingiusto che vide vincitore, un vero scandalo con un verdetto di 4- 1 per l’italiano da parte della giuria ma per un regolamento dell’AIBA ( l’associazione mondiale dei dilettanti) il voto doveva essere confermato da un giury. Con una magia degna del miglior Dottor Strange o Mandrake, il verdetto si trasforma in 5 – 0 a favore dello statunitense Henry Tillman e non per il campano Angelo Musone. Il predestinato  americano si era qualificato ai Trial battendo con verdetto controverso un giovanissimo Mike Tyson- poi vinse l’oro, mentre Angelo salì sul podio per la medaglia di bronzo, amareggiato, deluso, ferito ma con sportività andò al podio e protestò con il suo modo garbato e civile: non si mise la medaglia di bronzo al collo, perché avrebbe potuto vincere il torneo Olimpico o quantomeno, combattere sino all’ultimo secondo dell’ultimo round per l’agognato oro. Quella sconfitta ha pesato, non è facile da dimenticare né per Musone, né per gli appassionati di pugilato. Ma 40 anni fa colpì tutti gli italiani, Angelo divenne tra gli italiani più famosi, anche dopo anni. Il suo ritorno a Marcianise da Oltre Oceano fu accolto da un altro oceano, ma questa volta di tifosi, di concittadini, di  popolo vero per salutare un campione e portarlo in trionfo. Angelo Musone rimase nell’immaginario pugilistico, come un odierno Polluce da mito. Si racconta che una sera  a Milano, in una discoteca entrò Mike Tyson, proveniva dagli studi di Mediaset, dove era stato intervistato da Rino Tommasi. Iron Mike al tempo era forse l’uomo più famoso al mondo, si creò la calca e intervennero anche i buttafuori del locale per frenare l’entusiasmo dei fan, poi il campione dei massimi ringraziò i la security, strinse le mani e ad uno chiese :”Hai una stretta possente, sei un pugile”. Lui rispose – non ricordo il cognome dopo 30 anni.. – “Sì, peso massimo professionista”, Tyson subito incalzò: “Conosci Angelo Musone?”.  

Angelo poi divenne professionista, nei massimi leggeri stava andando bene, ma fu fermato per problemi fisiologici, ma non ha mai lasciato il pugilato: è stato anche un ottimo e apprezzato dirigente.  Come ogni vero e gran pugile, anche umile, difficilmente parla di se e dei suoi successi, ma ha tanto da raccontare, come la “rivincita” con la sua nemesi Henry Tillman dopo 40 anni quando i due si sono ritrovati… Ce lo racconta lo stesso Musone

Allora campione, come è capitata questa  ritrovarsi dopo 40 anni?

In occasione del mio compleanno che cade il primo marzo, i miei figli hanno deciso di farmi un regalo, il regalo è stato un viaggio a Los Angeles,  ( penso di aver  parlato con nostalgia di Los Angeles). Quando ho saputo del bellissimo regalo, ho contattato Henry, ci sentiamo spesso perché abbiamo un progetto insieme.

Come hai trovato Tillman? Ora che fa?

Quando sono arrivato in albergo a Los Angeles mi è arrivato un messaggio da parte di Henry, sei arrivato e in che hotel sei; gli ho mandato le coordinate e dopo 40 minuti ci siamo incontrati. L’ho trovato anche in forma fisicamente. Grazie a mia figlia che parla benissimo l’inglese e che ci ha fatto da interprete, siamo stati a parlare per più di due ore, raccontandoci delle nostre vite dopo il 1984. Al momento è un organizzatore di riunioni pugilistiche riservate ai pugili professionisti.

Ho rivisto in video il vostro match era  il 9 agosto del 1984 , avevi vinto e non lo dico per partigianeria. Per quanto tempo hai portato questo peso?

Quando andai alle Olimpiadi pensavo che certe cose non avvenissero ai “Giochi”, mi era già capitato di battermi in tornei all’estero con il pugile di ” casa”,  batterlo ma non vincere. Nonostante siano passati 40 anni ancora non lo ricordo con piacere il verdetto.

A Los Angeles eravate uno squadrone con Maurizio Stecca, Francesco Damiani, Luciano Bruno, Romolo Casamonica ma lasciami un ricordo del mai dimenticato Salvatore Todisco?

Eravamo un gruppo di amici che si incoraggiavano a vicenda, Salvatore Todisco era l’amico con cui dividevo la stanza, sia in albergo a Perugia sia nel villaggio olimpico, un caro amico che ci ha lasciato molto presto. Stessa sorte è capitata all’altro partecipante a quella Olimpiadi, sto parlato del peso medio Noè Cruciani, anche lui ci ha lasciati giovanissimo.

La boxe? Pugili lo si è per sempre. La segui molto?

Ovvio che guardo la boxe, non si finisce mai di apprendere se si è curiosi.

Ti spiazzo. Non ti farò domande sulle Olimpiadi 2024. Ma una sulla situazione generale: personalmente sono convinto che il pubblico vuole rivedere il pugilato professionistico e i grandi incontri anche in tv. Che ne pensi?

Certo che la gente vorrebbe vedere gli incontri in chiaro, in prima serata e

magari sulle reti nazionali, hai perfettamente ragione, il pugilato professionistico attrae ancora molta gente, purtroppo è anche vero che, spesso, i pugili preferiscono rimanere dilettanti e non passare tra i professionisti perché non si guadagna molto.