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ASD Tullio Di Giovanni Boxe: quasi 100 anni di storia
Chieti 22 marzo 2017 -Quasi 100 anni di storia pugilistica tra gioie e dolori, tra vittorie e sconfitte, un pezzo in più del puzzle della boxe italiana per non dimenticare i dettagli che fanno la differenza…
“Dalla sua officina pugilistica sono usciti diversi talenti della boxe, lui riusciva a capire e vedere se chi allenava era una promessa o non valeva nulla…”
“Era un uomo che prima di assaporare una vita normale ha vissuto tante delusioni…”
“Nelle vittorie non si è mai esaltato, nelle sconfitte, del ring e della vita non si è mai abbattuto, deciso, affabile, sensibile verso i più deboli… Un uomo vero”
Queste sono alcune, poche, pochissime, testimonianze raccolte sul libro a lui dedicato da un caro amico, Mario Michetti, che ripercorre a memoria la vita di un uomo, un pugile, un padre e un operaio, dalla scorza dura, ma dal cuore tenero, magari non troppo tenero, ma di certo leale…
Stiamo parlando di Tullio Di Giovanni, nato ad Ascoli Piceno nel 1922, negli anni diventerà l’emblema del pugilato Teatino, passando da un esperienza di prigionia di guerra, ad una carriera in Italia e all’estero abbastanza travagliata. Tra vittorie e sconfitte da dilettante e professionista (ricordiamo la conquista della cintura di Milano a 26 anni con il procuratore Bruno Zambarbieri), e un’ attività da maestro di rilievo, con pugili che hanno conquistato molti titoli, tra i tanti ricordiamo Giovanni Malandra che nei pesi medi vinse i Giochi del Mediterraneo del 1971.
Ora a lui è dedicata una società pugilistica di Chieti, nata nel 2011, coordinata da suo nipote, ex allievo e attualmente tecnico FPI Davide Di Meo.
Proprio a Davide chiediamo cosa l’ha spinto a creare questa società, in un momento storico assai diverso, per attenzione e interesse verso il pugilato e di raccontarci qualcosa sulla sua attività: “Ho deciso di dare un seguito agli sforzi fatti con passione da mio nonno, perché oltre la boxe, fin da piccolo mi ha insegnato a credere nelle cose che amiamo, mettere impegno, costanza e serietà in tutto, anche nei dettagli è fondamentale, e alla fine in un modo o nell’altro si raccolgono i frutti. La nostra palestra è sullo stile Tullio, non ha solo il suo nome, ma anche la sua filosofia: qui siamo una famiglia, prima viene il ragazzo e poi il pugile, sul ring i nostri boxeur non cercano la vittoria a tutti i costi, ma la prestazione; perché al termine del match devono essere fieri di loro stessi e sapere di aver dato il massimo. Per fare un esempio: recentemente, a marzo, abbiamo conquistato il primo posto al torneo nazionale femminile Elite II serie, con Francesca Ferraro 57 kg, la ragazza che aveva addosso il peso di una finale di prestigio, non pensava ad arrivare prima, ma continuava a ripetere che nel caso ciò avvenisse doveva essere certa che era una vittoria meritata. Atteggiamenti che da una persona così giovane di certo non ti aspetti, eppure, queste cose ti ripagano di tutto, degli sforzi, dei debiti per la palestra che a volte stenti nel fare perché qualcuno è in ritardo nella quota mensile, dei sacrifici che quotidianamente fai sulla tua vita privata per essere sempre presente agli allenamenti e tanto altro. Questo infine è il motivo che mi ha spinto e sempre mi spingerà a tenere aperta una palestra di pugilato, che ci sia un solo iscritto oppure mille il mio impegno sarà sempre lo stesso. In tutto questo fortunatamente non sono solo, l’associazione sportiva è composta da: Adele Di Giovanni Presidente – Mattia Cucchiarelli Vice Presidente – Piero Bisceglie Direttore Sportivo e Nando Di Felice Aspirante Tecnico, che quotidianamente mi coadiuvano e sostengono”.
Una bella storia sportiva e famigliare insomma, un piccolo tassello del puzzle pugilistico italiano, nostalgico e moderno in un mix che si tramanda e porta nuova linfa in Abruzzo e forse, con questi presupposti, in futuro ne vedremo i risultati anche fuori dai confini regionali. In effetti osservando il tecnico Di Meo all’opera, in palestra ed a bordo ring rimane facile comprendere le sue parole, che dimostra pienamente con i fatti, in ogni suo gesto e consiglio ai suoi amati pugili. Ulteriore eredità del nonno, che forse da lassù è ancora attento a chiamare i colpi da portare al nipote, magari però questa volta sono i colpi da mettere a segno nella vita, più che sul ring.
di Marco Ciampoli
Foto di Nando Di Felice