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Accadde oggi: 17 marzo 1995 Agostino Cardamone a un passo dalla “gloria”
Il 17 marzo 1995 al Memorial Auditorium di Worcester la boxe italiana era stata sul punto di scrivere una delle pagine più importanti, se non la più importante grazie ad Agostino Cardamone, il carpentiere di Montoro Inferiore, da due anni campione europeo dei medi, imbattuto in 23 incontri fin li disputati. In palio per la WBC c’è il mondiale dei medi, lasciato vacante da Gerard Mc Clellan, che a sua volta lo aveva conquistato contro Julian Jackson, che in precedenza dal 1992 al 1994 era stato il dominatore incontrastato frantumando in poche battute le velleità dei suoi avversari. Davanti ad Agostino Cardamone c’è proprio lui Julian Jackson, nativo di Saint Thomas, località delle Isole Vergini, proprio come Emile Griffith. Una coincidenza che fa ben sperare anche se i pronostici non danno chances all’irpino. La micidiale potenza di Jackson a detta degli esperti non lasciava alternative oltre il ko: o lui o l’avversario. Quella piccola speranza, ultima a morire, manteneva accesa una minuscola fiammella, conoscendo le caratteristiche di Agostino, specializzato nel ribaltare pronostici a lui sfavorevoli. Il coraggio smisurato, la forza granitica e un sinistro da “fabbro” gli avevano dato sempre ragione. Quando hai tutti e tutto contro per un pugile scaricare o esorcizzare la rabbia il più delle volte lo risolvi attaccando fin dal suono del primo gong. Il non provare soggezione è pur sempre un’arma a doppi taglio. Jackson sembra, tra la sorpresa generale, soffocare di fronte ad un avversario che non gli dà tregua e gli toglie lo spazio pure per respirare. Termina il primo round come se ne avesse disputati 15, ossia distrutto. L’occhio sinistro è completamente chiuso e lo zigomo spaccato diventa una “fontanella” di sangue. Ma quello che colpisce è l’atteggiamento capovolto dei due: la sicurezza dell’italiano e la rassegnazione dell’americano. La rassegnazione molte volte si trasforma in rabbia e forza della disperazione. Si è parlato spesso con il senno del poi di quello che Cardamone avrebbe dovuto fare e non fare, ma la boxe insegna che niente si può programmare né prevedere. All’interno di ogni pugile le sensazioni si accavvallano. Cardamone appare galvanizzato, fiuta “la gloria”. Commette l’unico vero errore che gli si può imputare, quello di abbassare, dopo un approccio con due colpi, il sinistro. E’ un attimo, ma tanto basta a Jackson per alzare il voltaggio del suo destro micidiale. Siamo a metà della prima ripresa e il match finisce lì. Gli amanti dei record quando leggono o leggeranno quello di Julian Jackson penseranno ad una facile vittoria, ma non sanno che quella vittoria di Jackson stava per essere capovolta dal nostro “martello” di Montoro. Scrivi una storia, ma nella penna o nella tastiera rimane la memoria di tutta un’altra storia.
(alb)