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Accadde oggi: 26 novembre 1993 tra Nardiello e Galvano “derby romano” per l’Europeo
Il 26 novembre 1993 si disputò al Palaghiaccio di Marino un derby romano valevole per il titolo europeo dei supermedi lasciato vacante. Era oltrettutto la storia di una rivalità nata dal nulla, dal Colosseo per entrambi, da Fiumicino e Acilia per ridurla in termini pratici. Parliamo di Mauro Galvano e Vincenzo Nardiello, e indirettamente parliamo anche di quella che fu la società più importante non solo del Lazio, ma probabilmente d’Italia: la Coletta e Nardiello di Acilia, dove allenava Raffaele Nardiello e dove era presidente Carmine Coletta, un grande allenatore e un grande presidente. Questa sfida nacque soprattutto per risollevare le sorti della nostra boxe professionistica. In pratica i due pugili erano sbocciati tra le mura di una palestra, non come quelle di oggi moderne e pulite, ma con i suoi problemi di spazio in locali quasi fatiscenti, tenuti su dalla passione innanzitutto dei due personaggi. Sacrifici, scomodità, sudore che sembrava sgorgare addirittura dalle pareti dove qua e là campeggiavano macchie di muffa. Eppure lì nascevano fior fiore di campioni. Due ragazzi però emergevano su tutti e vederli allenare insieme era già uno spettacolo per certi versi più stimolante di un match vero in una riunione. Per anni e anni Galvano e Nardiello sono vissuti a stretto contatto nelle gioie e nei dolori. Nel 1984 vanno agli Assoluti di Pesaro e insieme al “Tyson tascabile” Gianni Di Napoli, proveniente dall’ Ostia Mare di Franco Pavone, fanno il vuoto nelle loro categorie. Per Nardiello poi c’è lo scippo di Seoul nel 1988, una medaglia strameritata regalata al pugile di casa. I due si fanno comunque onore tra i pro. Galvano diventa anche campione del mondo ed europeo, mentre Nardiello fallisce il mondiale, ma anche lui diventa campione europeo. Questo è l’antefatto, ma anche i giornali ci mettono parecchio pepe per ricreare l’interesse della gente per una delle discipline sportive più importanti. Il Corriere dello Sport ne fa una battaglia personale e pian piano sono coinvolti tutti, compresa la televisione. La scintilla che fa traboccare il vaso è il fatto che l’EBU li riconosce sfidanti per l’Europeo dei supermedi, lasciato vacante dall’irlandese Ray Close che lo aveva tolto proprio a Nardiello. I due da amici diventano per una sera nemici al Palaghiaccio di Marino. Il match non fu dei più belli. La situazione è particolare e a risentirne era addirittura anche Raffaele Nardiello nella doppia veste di padre e allenatore di entrambi. In pratica Nardiello fu quello che si compenetrò meglio nei panni per una situazione particolare. Nardiello aveva un sinistro molto pungente e una visione più completa per ogni momento; Galvano era per certi versi “un professorino” e spesso dava l’impressione di aver stabilito già da casa le cose da fare per il combattimento, aveva un diretto sinistro velocissimo, alla stessa stregua di Patrizio Oliva e Giovanni Parisi, e spesso lo doppiava con il destro altrettanto insidioso. Il match fu un monologo di Vincenzo che aveva al suo angolo Bruno Arcari, mentre Galvano in pratica risultò assente. Benito Viligiardi che stava all’angolo di Mauro dopo il secondo round gli chiese “che fai? “ e la risposta fu “aspetto che si stanca”. Un match da fuochi d’artificio che non esplose principalmente per una grande amicizia. Il match lo vinse Vincenzo Nardiello con i punteggi di 117-113, 118-113, 117-112.
Roberto Fazi, grande firma della Gazzetta dello Sport e direttore di Boxe Ring, che non aveva peli sulla lingua, disse apertamente che il distacco decretato era poco perchè Nardiello aveva vinto tutte le riprese. Io che ero presente con il direttore Fazi, gli davo pienamente ragione sulla sua disamina, ma penso di essere stato uno dei pochi a vedere in uno dei rari scambi avvenuto al IX round Nardiello pescato al mento per un attimo accusare e piegare le gambe. Alla fin fine una disparità che non ci sarebbe dovuta essere, perchè oltrettutto la maggior parte degli esperti pronosticava vincitore “il professor” Galvano. Si parlò di rivincita, ma non se ne fece niente. Al tirar delle somme per l’organizzatore Elio Cotena fu un bel passivo, pochi soldi dalla TV, poco incasso dal botteghino e poche sponsorizzazioni.