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Accadde oggi: 12 agosto 1984 oro per Maurizio Stecca e argento per Francesco Damiani e Salvatore Todisco
Il 12 Agosto 984 a Los Angeles si svolsero le finali delle Olimpiadi. Abbiamo già parlato qualche giorno fa dei nostri campioni che si fermarono alle semifinali conquistando la medaglia di bronzo, che per certi versi era un metallo al di sotto di quello che avrebbero meritato. Purtroppo spesso il corso degli eventi subisce una deviazione, giusta o ingiusta, ma rimane sempre la grande prova dei nostri pugili. Un’ immagine quasi tangibile per i 16.000 spettatori presenti alla Memorial Sports Arena e per i milioni incollati davanti al televisore. Alle finali dei 7 nostri Azzurri saranno presenti in tre anche se combatteranno in due, per l’infortunio a Salvatore Todisco. Gli americani scommettevano quasi tutti su Maurizio Stecca nei gallo. Le sue gesta erano già state esaltate nella World Cup a Roma di un anno prima. Mancavano a queste Olimpiadi i pugili cubani e quelli sovietici, ma sia Stecca che Damiani per certi versi non erano stati avvantaggiati. Soprattutto Damiani, che avrebbe potuto ribadire la sua superiorità su Teofilo Stevenson, tra l’altro vincitore di quel Tyrrel Biggs che scipperà una volta di troppo la vittoria al nostro massimo. Maurizio Stecca era il grande favorito nei gallo, i pugili che lo potevano insidiare erano l’americano Shannon e il coreano Moon. Icio non ha difficoltà a superare l’irlandese Suttcliff e prosegue la sua strada battendo lo zambiese Zulu, pugile robusto e scorretto. Nei quarti si trova più a suo agio contro il colombiano Pitualua, buon tecnico, ma chiuso dalla classe del nostro. Nell’altra parte del tabellone il percorso è più accidentato perché Moon batte Shannon, ma il coreano viene superato da Nolasco, pugile di San Domingo. Stecca è inarrestabile e compie un capolavoro contro Nolasco per ritrovarsi in finale di fronte al messicano Lopez, un pugile di 17 anni dotato oltrettutto di notevole potenza. Stecca non casca nel trabocchetto della bagarre e in virtù della sua velocità boccia il pur forte messicano. Nei supermassimi le strade di Damiani e Biggs iniziano da lontano garantendo una finale di fuoco. Un po’ di fortuna non guasta e Damiani guadagna un turno. Il pugile emiliano mette a frutto la sua tecnica e una potenza che a lungo andare stronca prima l’ugandese Isangura e poi l’inglese Wells. In finale come da copione arriva insieme a Biggs. Loro sono i più forti e i più bravi. Le ingiuste sconfitte subite in precedenza creano qualche nervosismo nel nostro gigante, che sul ring non esprime il suo valore. Ma per molti esperti è sufficiente per ottenere l’oro, non la pensa così la giuria che premia il pugile di casa. Giusto o ingiusto che sia, il verdetto non poteva dirsi scandaloso come avverrà per Musone, Damiani avrà la sua vendetta da professionista demolendo quattro anni dopo a Milano Biggs in 5 riprese.