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Accadde oggi: il 19 aprile 1929 nasceva Duilio Loi

di Leonardo Pisani
La sua foto più famosa, scattata da Vito Liverani, è quel destro stampato sul faccione di Carlos Ortiz; un colpo secco da far diventare il volto del portoricano come un dipinto naif. Proprio quel destro che rare volte aveva vinto prima del limite, potenza poca ma classe tanta, tantissima, immensa. E’ difficile definire quel pugile dal fisico di un peso piuma ma che eccelse anche nei welter. Anche la sua cittadinanza ed origine reclamata da Trieste dove nacque il 19 aprile 1929 da padre sardo e madre triestina, da Genova dove crebbe e iniziò a boxare, dalla Sardegna terra paterna dove visse per un periodo e dalla stessa Italia perché entrò nel cuore di tutti gli sportivi e non, amanti della boxe e anche di chi non la seguiva. Avevo 6 anni quando sentii parlare di lui, ero in Sardegna a Gonnosfanadiga, il paese del mio bisnonno e ascoltavo sempre una cantilena: Loi, Puddu Atzori. Neanche sapevo che fosse la boxe ma i miei parenti sardi sì e la seguivano, Loi era l’idolo indiscusso. Per loro era sardo come Manca, Puddu, Atzori, Burruni e Udella. La Sardegna fu importante per la sua carriera. Fu il grande Amedeo Deyana a incoraggiarlo a continuare la boxe e a passare al professionismo.
Per Duilio Loi parla il suo record straordinario: 126 incontri con 115 vittorie ( 25 prima del limite); 8 pari e solo tre sconfitte ai punti. Sconfitte? La prima la subì nel 1952 contro Jorgen Johansen per il titolo europeo dei pesi leggeri e circa 17mila spettatori a Copenhagen assistettero ad una lezione di boxe impartita dall’italiano e a un verdetto casalingo a favore del danese. Due anni dopo Loi si prese una sonora rivincita a Milano conquistando il titolo.
La seconda sconfitta il 15 giugno 1960 ai punti contro il fuoriclasse Carlos Ortiz a San Francisco in California, verdetto non unanime ma la stampa americana sottolineò che Ortiz aveva sostenuto il più duro incontro della carriera ed il pubblico applaudì l’italiano e non il campione americano. La rivincita era d’obbligo e Loi ha tessuto un capolavoro tattico. Era l’ 1 settembre del 1960, in piena Olimpiade di Roma. Loi era al suo 112° incontro; a San Siro; una folla mai vista prima per un incontro di pugilato urlò il suo nome quando si avviò verso il ring, scandiva il suo nome quando vide il portoricano subire la supremazia dell’italiano, reso innocuo dalla ragnatela difensiva di Loi e scoppiò un uragano di applausi da far tremare Milano quando divenne campione mondiale nei welter leggeri come si chiamavano allora. Poi la terza sfida, il 10 maggio del 1961, sempre a San Siro con la valanga di colpi di Loi, Ortiz al tappeto alla sesta; un trionfo ai punti per il sardo di Genova. Da sottolineare che poi Carlos Ortiz considerato tra i più forti pesi leggeri di tutti i tempi nel 1962 conquistò il titolo mondiale dei leggeri, che detenne sino al 1968. Poi arrivò la terza sconfitta a fine carriera contro un altro grande, Eddie Perkins; era il 14 settembre 1962 poi la terza sfida con l’americano a dicembre e Loi si riprese il titolo dei superleggeri ed annunciò il ritiro dalla boxe. Come definire Duilio? E’ stato chiamato l’uomo degli ultimi due round perché risparmiava energie e si scatenava nel finale; l’uomo delle rivincite ma la più bella definizione la diede Perkins. “ ho combattuto tre volte contro Loi e per tre volte ho combattuto con un pugile diverso”. Capace di combattere in diverse categorie mantenendo titolo europeo dei welter e mondiale dei superleggeri;
Loi era abile nel variare il suo stile adattandosi all’avversario ed alle situazioni; e un enigma per tutti cambiando anche tipo di guardia per confondere l’avversario. Inoltre aveva la capacità di non far boxare l’avversario neutralizzando le azioni con un abile gioco di braccia nel corpo a corpo, con schivate e sopraffina intelligenza pugilistica. Per anni dal 1954 fu al top nelle categorie dove ha combattuto: leggeri e welter. Per anni fu evitato come la peste nera dagli avversari: si conosceva il suo talento e la sua boxe personalissima. Orgoglioso e onesto non scese a compromessi con Frankie Carbo, il boss della boxe americana. Questo lo tenne lontano dalla ribalta mondiale per anni, pur se, allenato dal mitico Steve Klaus, fece il vuoto in Europa e tra gli avversari battuti Johansen, Formenti, Janssens, Ray Famechon Ferrer; Garbelli, Orlando Zulueta; Fred Galiana, Emilio Marconi. Poi dopo l’ostracismo la conquista del mondiale superleggeri anche contro i fuoriclasse Ortiz, e Perkins e l’ottimo pugile sardo Fortunato Manca. Le borse erano ancora scarse; spesso lavorava anche da campione italiano ed europeo al porto a fare lo scaricatore o altri lavori per poter dare una vita dignitosa alla famiglia. Questo il giudizio di Umberto Branchini -lo diresse nei primi 45 incontri. Nel libro L’avventura a cura di Mario Bruno: Il suo stile era personalissimo non si poteva imitare , d’altra parte era anche frutto della sua costituzione fisica. Fu sul ring di una intelligenza eccezionale, dotato come era di un intuito senza pari. Ricordo che agli inizi non facevo in tempo a suggerirgli un colpo che già lo aveva messo a segno”. Un’opinione che mi fu confermata da chi l’ha visto combattere dal vivo. Straordinario Campione mi disse Sandro Mazzinghi e lo stesso Rocco Mazzola, suo amico ai tempi dell’Ignis. Duilio andava spesso agli incontri del pugile di Potenza. Duilio Loi è tra i pochi italiani ad essere nella Hall of fame assieme a Nino Benvenuti e gli italiani naturalizzati americani Johnny Dundee (
Giuseppe Carrona nato a Sciacca in Sicilia) e Young Corbett III (Raffaele Capabianca Giordano nato a Rionero in Vulture in Basilicata) e Teddy Atlas lo considera il 4° peso superleggero più forte di tutti i tempi; Mike Casey al 10 nei superleggeri e stessa posizione per gli esperti di http://www.boxingscene.com/ ; Herbert G. Goldman al 24° in una classifica che comprende leggeri e superleggeri. Genio pugilistico, bella persona – così lo ricorda l’ex campione dei leggeri d’Europa Joe Gibilisco che lo conobbe ad una sua difesa del titolo a Taormina e aggiungo “imponente” come carisma- e uomo sfortunato, che ci ha lasciato il 20 gennaio 2008. Ora riposa al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano. Recentemente il Coni ha dato un riconoscimento alla memoria. Ma Loi merita altro perchè è stato un eroe dello sport, un asso del ring, ma anche un simbolo per i sardi, i genovesi, i triestini; gli italiani tutti. Un simbolo dell’Italia laboriosa che usciva della povertà del dopoguerra; di un’ Italia che si rimboccò le mani. Loi è stato anche questo. Merita di essere ricordato e valorizzato.