Accadde oggi: 1 aprile 1957 la sconfitta di D’Agata contro Halimi

Il I aprile lo conosciamo quasi universalmente come pesce d’aprile, ma nel 1957 dentro il Palais des Sport parigino più che un “pesce” fu per certi versi uno “scippo”. A subirlo fu il nostro Mario D’Agata, uno dei più grandi della nostra storia. L’aretino si trovava a Parigi per difendere il fresco titolo mondiale conquistato contro l’algerino Robert Cohen, distrutto in sei riprese. Sul ring parigino c’era un altro algerino, si chiamava Alphonse Halimi, un giovane rampante che si era fatto largo in poco tempo a suon di ko. Halimi insieme a Cherif Hamia e Seraphin Ferrer era diventato la colonna portante della boxe francese. D’Agata avrebbe dovuto affrontare il messicano Macias, una trattativa laboriosa che non convinceva gli italiani. Il Messico era molto lontano e troppe sarebbero state le difficoltà incontrate in un percorso tortuoso già da prima. In questa trattativa s’intromisero gli organizzatori francesi con Alphonse Halimi. Il tira e molla tra Italia, Messico e Francia durò vari mesi, fino a quando venne stipulato uno pseudo accordo in cui il vincitore tra D’Agata e Halimi avrebbe dovuto affrontare il messicano. La considerazione venne fatta sulla vicinanza di Parigi, l’inesperienza di Halimi e logicamente una buona borsa. I pronostici vedevano l’italiano favorito, ma non i giornali francesi. Fu un match ad ostacoli fin dall’inizio a cominciare dagli sparring che picchiavano come ossessi, anche se trovavano pane per i loro denti. Il percorso di D’Agata per arrivare dallo spogliatoio sul ring si effettuava in mezzo ad una calca incredibile, con molti spettatori o pseudotifosi che spingevano i diti tra le costole dell’aretino. Fu una passerella molto intimidatoria. Alla terza ripresa quasi allo scadere dal gigantesco lampadario che illuminava il ring cadde un tizzone acceso sulla spalla di D’Agata e mille scintille misero in allarme i presenti con il pronto intervento di vigili del fuoco ed elettricisti. Questo black out di 18’ passò alla storia, mille le interpretazioni ma la verità è ancora da scoprire. D’Agata era un campione che non carburava subito e quelle tre riprese iniziali servirono ad Halimi per prendersi il suo bel vantaggio. Quando riprese il match Halimi in pratica si era riposato e D’Agata doveva far  carburare il suo motore. C’era un altro particolare che dopo venne fuori: D’Agata che era sordomuto aveva il terrore del buio, e quei minuti avevan o minato le sue certezze. L’arbitro De Baker fece anche lui la sua parte: ogni volta che il nostro pugile cominciava a piazzare i suoi colpi dalla corta distanza lo interrompeva per spezzare la sua azione. A contorno di tutto questo bisogna pure ammettere che Halimi si rivelò un ottimo pugile, presentato come picchiatore mise in luce qualità tecniche e di velocità di prim’ordine. D’Agata in pratica vinse nelle ultime riprese, anche perché Halimi consapevole del suo vantaggio evitava con abilità la bagarre. Sul verdetto alla fine non c’erano dubbi. D’Agata che non aveva convinto nei precedenti match con Tartari e Cardenas si avviava a un lento e inesorabile tramonto. Sarà più volte richiesta la rivincita ad Halimi, ma l’entourage dell’algerino la eviterà accuratamente. Pochi mesi dopo Halimi difenderà il suo titolo contro il messicano Raul Macias vincendo nettamente e per certi versi avvalorando la tesi  che al posto del francese sarebbe stato meglio affrontare il messicano.

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