Accadde oggi. 26 luglio 1946 Enrico Bertola batte Gino Buonvino

Il 27 luglio 1946 a Roma si svolgeva una importante riunione che vedeva salire sul ring gente di grande valore come Roberto Proietti, Luigi Valentini, Egisto Peyre, Fernando Jannilli, beniamini del pubblico capitolino. Destava però molta curiosità anche la sfida tra i massimi Gino Buonvino e Enrico Bertola, entrambi residenti in Toscana. Il match si disputò sulle 8 riprese e alla fine prevalse Bertola, forse più esperto del suo avversario che lo impegnò più del previsto. Due carriere e una categoria per certi versi simili. Parliamo di pesi massimi e l’Italia era disperatamente alla ricerca del successore di Erminio Spalla e Primo Carnera, con Luigi Musina avviato al tramonto. Ci sono nomi per lo più ricorrenti che in qualche modo vengono giustamente ricordati e altri che rischiano di finire nell’oblio come una scritta sulla lavagna e poi cancellata. Partiamo subito dal presupposto che i due all’epoca ebbero grande fama. Gino Buonvino era un massimo atipico e fondava la sua boxe sulla tecnica e il tempismo, cosa rara tra i massimi. Poco dopo la sfida con Bertola riuscì a conquistare il titolo a Lucca, divenuta la sua residenza essendo nato a Bari. Conoscendo le sue doti furono in pochi a pensare che si sarebbe adattato ai ring americani. Non fu così perchè divenne un beniamino di quel pubblico. Disputò ben 23 match con solo 4 sconfitte, tra l’altro con gente di valore come Roland La Starza, Nick Barone, Lee Savold e un rampante Rocky Marciano. Con quest’ultimo disputò un eccezionale match, cedendo prima del limite, ma allo scadere, con il punteggio ancora incerto. Dopo questa lunga tournèe tornò in Italia per un breve periodo, ma non era più lui. Tornò poco dopo in America dove affrontò nuovamente Rocky Marciano, ma stavolta perse in due round, sconfitta che gli fece capire nel 1952 che era ora di appendere i guantoni al chiodo.

Per certi versi fu simile la carriera di Enrico Bertola, nativo di Massa, ma terminata in maniera drammatica, per non dire fatale. Dopo il successo su Buonvino conquistò il tricolore con una vittoria prima del limite su Luigi Musina. Un titolo che conquistò e difese a più riprese. In pratica era il dominatore assoluto della categoria. Anche lui tentò la fortuna in America. Aveva un fisico armonioso e una boxe consistente come piaceva al pubblico yankee. Fu proprio la sua generosità nell’accettare avversari durissimi dopo un ottimo inizio che lo vide infilare vittorie significative. Nel 1949 affrontò al Memorial Auditorium di Buffalo Phil Muscato, chiare origini italiane, un tremendo picchiatore evitato dai più forti. Vinse Bertola, che disputò un match eccezionale, ma con la necessità di un lungo riposo. Passarono pochi mesi e sullo stesso ring affrontava un altro duro test, si chiamava Lee Oma, origini polacche, con due martelli al posto delle mani. Purtroppo Oma era un pugile spietato e scorretto, Bertola replicò anche bene, ma chiese troppo al suo fisico, che non si era ancora ristabilito dal match con Muscato. Perse ai punti, ma subito dopo crollò, era il 5 ottobre 1949 quando morì, aveva appena 26 anni.

(alb)

 

 

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